Dal 3 aprile 2025, gli Stati Uniti hanno imposto un dazio del 20% su tutti i prodotti provenienti dall’Unione Europea, e questo include anche il nostro amato vino italiano. Una notizia che ha messo in subbuglio le cantine italiane e, di riflesso, ha fatto preoccupare chi, al di là dell’oceano, ama sorseggiare un buon bicchiere di vino tricolore. Le cose cambiano, e chi rischia davvero di pagarne le conseguenze, oltre ai produttori, sono anche i consumatori: quelli americani, sì, ma anche chi ama il vino italiano anche oltre i confini, dove i costi potrebbero aumentare, e alcune etichette rischiano di sparire dagli scaffali.
Se sei un appassionato di vino italiano negli Stati Uniti, o se ti trovi a fare la spesa in qualche enoteca fuori dall’Italia, ecco alcune delle etichette che potrebbero fare le valigie (o, peggio, vedere i prezzi lievitare) a causa di questa nuova imposta.
Perché proprio questi vini rischiano di sparire?
Non tutti i vini italiani sono uguali agli occhi del dazio. A essere maggiormente colpiti sono quelli:
- con un prezzo più basso o medio, dove l’impatto del dazio si fa sentire in modo significativo,
- prodotti da piccole cantine, che non hanno la forza economica per abbassare i prezzi e continuare a competere,
- etichette artigianali, che raccontano storie di territorio, ma che non hanno la potenza commerciale per resistere all’impatto di un dazio così grande,
- vini poco conosciuti, ma molto amati da chi li scopre, che rischiano di non riuscire a mantenere la loro presenza sugli scaffali americani a causa dei costi aggiuntivi.
1. Lambrusco artigianale (non quello da supermercato)
Quante volte ti sei goduto un Lambrusco frizzante, fresco e secco, magari con una bella etichetta artigianale e un gusto che ti riportava immediatamente in Emilia? Beh, quel Lambrusco potrebbe diventare una rarità. Piccole cantine emiliane, che da sempre puntano sulla qualità e sull’artigianalità, potrebbero essere costrette a dirottare le spedizioni verso mercati più vicini e con margini più sostenibili, come l’Europa o l’Asia.
2. Etichette di orange wine friulano o del Carso
Gli orange wine italiani, quei vini non filtrati che si presentano con un carattere deciso e un’anima tutta naturale, sono ormai diventati un must per chi ama il movimento del natural wine. Ma molti dei piccoli produttori friulani e del Carso, che li producono in lotti ridotti e artigianali, non riescono a sostenere l’onere del dazio, della logistica e della burocrazia americana. Il rischio? L’aumento delle importazioni da Paesi concorrenti, come la Slovenia, la Georgia e la Francia, a discapito degli orange wine italiani.
3. Etna rosso “artigianale” sotto i 25 dollari
L’Etna rosso, il vino che negli ultimi anni ha conquistato il cuore degli americani, potrebbe scomparire dalle tavole americane, almeno nella sua versione più accessibile. I produttori siciliani, che offrono etichette di qualità sotto i 25 dollari, rischiano di non poter più competere con i costi aggiunti dal dazio. Il costo del trasporto e del dazio potrebbe rendere insostenibile per i distributori americani mantenere queste etichette sugli scaffali, portando a una possibile scomparsa di queste bottiglie più economiche.
4. Franciacorta brut delle piccole maison
Il Franciacorta, che in molti considerano l’alternativa italiana allo Champagne, potrebbe subire un contraccolpo significativo. Le piccole cantine che producono il brut base, venduto a prezzi tra i 20 e i 25 dollari negli USA, potrebbero non riuscire più a reggere il peso del dazio, lasciando spazio alle grandi case o a bollicine meno pregiate da altre regioni del mondo.
5. Rosso di Montalcino, Ciliegiolo, Negroamaro da produttori minori
Questi vini, che raccontano il cuore pulsante delle piccole cantine italiane, potrebbero finire per essere sempre più difficili da trovare all’estero. Senza una grande spinta commerciale e con margini più stretti, rischiano di restare relegati al mercato locale o a una nicchia di appassionati che li acquistano direttamente in cantina, lontano dalle rotte tradizionali del mercato globale.
Una parentesi (che potrebbe cambiare tutto)
In mezzo a tutte queste preoccupazioni, c’è però una novità dell’ultima ora che potrebbe – almeno per un po’ – cambiare le carte in tavola: gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere i dazi per 90 giorni. Una mossa che arriva in un momento cruciale, proprio mentre produttori e importatori stavano cercando di capire come riorganizzarsi.
Cosa significa, in pratica? Che per tre mesi, il vino italiano torna a respirare: le bottiglie che stavano per diventare introvabili (o troppo care) potrebbero rimanere sugli scaffali un po’ più a lungo, e i prezzi non dovrebbero ancora impennarsi. Un piccolo sospiro di sollievo, insomma.
Ma attenzione: questa è solo una sospensione temporanea, non la fine della questione. Se allo scadere dei 90 giorni i dazi verranno confermati, molti piccoli produttori saranno costretti a rivedere le proprie strategie di export. E le etichette che oggi brindano a questa tregua, domani potrebbero trovarsi fuori gioco.
D’altra parte, se la sospensione dovesse essere prorogata o – speriamo – ritirata del tutto, allora potremmo evitare uno scossone enorme, e continuare a trovare sugli scaffali internazionali anche quelle bottiglie di Lambrusco, Orange Wine o Franciacorta che ci raccontano l’Italia più autentica.
E allora, che si fa?
Se ti trovi negli Stati Uniti, probabilmente dovrai fare un po’ di attenzione in più: i prezzi potrebbero salire e alcune etichette potrebbero non essere più disponibili. È il momento giusto per fare scorte nei negozi più piccoli e per cercare quei produttori italiani che riescono ancora a mantenere una buona distribuzione e prezzi giusti.
Se invece sei in Italia o in Europa, il consiglio è di bere questi vini, raccontarli e farli conoscere, perché la qualità è ancora il nostro punto di forza. Anche se li vedremo meno all’estero, il vino italiano ha sempre tanto da dire e da versare.
Il dazio USA sul vino europeo impatta soprattutto i piccoli produttori e le etichette artigianali, in particolare quelle sotto i 30 dollari. Tuttavia, il vino italiano è destinato a restare una presenza forte nel cuore degli appassionati, perché dietro ogni bottiglia c’è una storia che vale la pena raccontare, anche se il prezzo cresce un po’ più di quanto avremmo voluto.