La schiuma perfetta esiste. E sì, ha un’origine animale.
Hai presente quel primo sorso di un Whiskey Sour ben fatto? Quello in cui la schiuma soffice ti accarezza il palato, lasciando una sensazione vellutata e avvolgente?
Ecco, il segreto è tutto nell’albume d’uovo.
Lo usiamo da secoli nei cocktail, eppure oggi molti lo guardano con sospetto.
Sarà sicuro? Non sa di uovo? Ci sono alternative? Facciamo un po’ di chiarezza.
L’albume: il bianchissimo architetto del drink
L’albume è praticamente insapore, ma il suo potere è tutto nella struttura: rende i cocktail più morbidi, amalgama gli ingredienti e, soprattutto, crea quella schiuma perfetta che rende iconici certi drink.
Nel bicchiere, fa due cose fondamentali:
- Emulsiona: unisce ingredienti che normalmente non si mescolerebbero bene, come succo e alcol.
- Aera: cattura minuscole bolle d’aria e le trasforma in una schiuma stabile e setosa.
Non è solo una questione estetica. Una buona schiuma cambia il modo in cui percepiamo i sapori, esaltando gli aromi e rendendo ogni sorso più bilanciato.
E la salmonella?
Qui arriviamo alla grande paura: le uova crude sono pericolose? La verità è che il rischio di contrarre la salmonella da un uovo crudo è bassissimo, soprattutto in Europa, dove i controlli sanitari sono molto rigidi. Per darti un’idea, negli Stati Uniti il rischio stimato è di 1 su 10.000. In Italia, è ancora più basso.
Ma se vuoi eliminare ogni dubbio, hai diverse opzioni:
- Usa albumi pastorizzati, che trovi in brick o in polvere. Sono sicuri al 100% e funzionano alla grande.
- Se usi uova fresche, puoi pastorizzarle a casa con una cottura sous vide a 63°C per 5 minuti.
- Ricorda che l’alcol aiuta: nei drink con una gradazione superiore al 20%, il rischio di batteri si riduce drasticamente.
L’uovo nella storia del bar
L’uso dell’uovo nei cocktail non è una trovata recente, anzi, è un pezzo di storia della mixology. Pensa al Ramos Gin Fizz, nato a New Orleans nel 1888: albume e panna montati per ottenere un drink che sembra seta liquida. O ai Flip, cocktail caldi e cremosi dove l’uovo intero è protagonista, perfetti per le serate fredde.
Tecnica: come si usa l’albume nei cocktail?
Shakerare un cocktail con l’albume è quasi un’arte e per ottenere la schiuma perfetta ci vuole un po’ di tecnica:
- Dry shake: agita senza ghiaccio per rompere le proteine e iniziare l’emulsione.
- Wet shake: aggiungi il ghiaccio e continua a shakerare per raffreddare e diluire il drink.
- Double strain: filtra il tutto per evitare residui indesiderati.
- Vuoi un effetto wow? Un colpo di frusta con un Aerolatte o un frullino a immersione e la schiuma diventa ancora più compatta.
Il risultato dev’essere una schiuma densa, stabile e profumata, che regge fino all’ultimo sorso senza collassare.
Alternative vegetali (ma diciamolo: non è la stessa cosa)
Se l’idea di usare l’uovo proprio non ti convince, puoi provare l’acquafaba (l’acqua di cottura dei ceci). È un’ottima alternativa vegana e funziona sorprendentemente bene, anche se non offre la stessa texture pulita dell’albume. Diciamo che fa il suo lavoro ma per i puristi della mixology la differenza si sente.
Quindi ora lo sai: l’uovo nei cocktail non è un trucco da chef o un capriccio da bartender d’élite. È una tradizione, una tecnica e, soprattutto, un ingrediente che può portare un drink da buono a straordinario. Quindi, la prossima volta che vedi un Whiskey Sour con quella schiuma perfetta, saprai che dietro c’è un piccolo capolavoro di chimica e tecnica.
E tu, hai mai provato a usare l’albume nei tuoi cocktail?
Fonti:
- On Food and Cooking, Harold McGee
- Liquid Intelligence, Dave Arnold
- US FDA Food Safety Data
- Manuale di cocktail classici (Whiskey Sour, Flip, Ramos)