La Tequila, simbolo del Messico, è uno dei distillati dal gusto più particolare e complesso che esistono al mondo. Si ottiene con la fermentazione e distillazione di una pianta, chiamata agave blu o agave tequilana, molto diffusa nelle aree con clima tropicale.
Tequila: le diverse tipologie
Prima di tutto è importante precisare che l’acquavite deve necessariamente essere prodotta nel territorio messicano e contenere almeno 51% di agave blu. Detto ciò, in base alla quantità di pianta e al periodo d’invecchiamento può classificarsi come:
– Blanco, quando non subisce affinamento e viene fatta riposare soltanto sessanta giorni in acciaio.
– Mixto, prodotta con agave tequilana e altre sostanze zuccherine.
– Joven, nel caso in cui contenga caramello, assumendo così un colore dorato.
– Premium, è una tequila realizzata con 100% di agave blu.
– Reposado, quando matura in botti per tre mesi.
– Añejo, se viene fatta invecchiare nel legno per almeno un anno.
– Extra Añejo, per le acquaviti che raggiungono gli otto anni d’affinamento.
Un viaggio nella storia: quando nasce la tequila?
I primi accenni della tequila risalgono al tempo degli Aztechi, che credevano che la tequila fosse un dono dagli dei per quelle persone da loro prescelte come sacerdoti, nobili e anziani malati. Molti racconti e storie della loro cultura sono arrivati fino a noi e, tra i diversi impieghi che sono stati tramandati, questo distillato è stato usato anche come antidepressivo.
La leggenda di Quetzalcoatl
La leggenda narra il desiderio di Quetzalcoatl di placare la tristezza degli umani.
Il dio decide di unirsi a Mayaheul (dea protettrice dell’agave)affinché, con amore e bellezza, andasse sulla Terra per offrire i suoi frutti agli uomini. Ma la nonna della dea, non contenta dell’unione, sale dalle Tenebre per punirla. Quetzalcoatl, per proteggere la sua amata, la prende tra le braccia e si trasforma in albero.
Scoperto l’inganno, la nonna scaglia sulla Terra fulmini e saette, finché l’albero non viene distrutto. Il dio riprende così la sua forma originale scoprendo però che i rami bruciati durante la tempesta erano proprio le ossa della dea.
Decide allora di seppellirli dov’erano caduti: non riuscendo a contenere le lacrime del suo cuore, innaffia il terreno sottostante.
Ecco come nasce l’agave e si pone fine alla tristezza degli esseri umani.
Dai conquistadores del XVI secolo ai giorni nostri
La prima tequila, (a quei tempi non chiamata in questo modo), è introdotta nel XVI secolo proprio nella città che in seguito prenderà il suo nome. Nel 1521 i conquistadores, finite le scorte di brandy, provano il liquore bianco prodotto dalle popolazioni locali e con il tempo, grazie alla loro esperienza, lo migliorano facendo fermentare l’agave. Inizia così la produzione di uno dei primi distillati del Nord America.
La storia della tequila fa poi un salto fino al 1600 quando il marchese di Altamira Don Pedro Sánchez de Tagle intuisce il valore commerciale del distillato e comincia a produrlo su larga scala, nella prima fabbrica situata nel territorio di Jalisco.
L’acquavite riscuote grande successo e arriva fino alla Spagna di re Carlo IV, che concede la licenza alla famiglia Cuervo e comincia a tassare il prodotto.
La tequila viene quindi commercializzata e diffusa in tutto il territorio, finché alla fine del 1800 Don Cenobio Sauza, fondatore di Sauza Tequila, inizia ad esportare il prodotto negli Stati Uniti, con la consapevolezza che di non poterla mai realizzare in territori che non possiedono l’agave. Di fatto, ancora oggi può essere prodotta solo all’interno dei confini messicani.
All’assaggio della Tequila
La tequila è un distillato complesso e inconsueto che mescola profumi fruttati e floreali con qualche sfumatura erbacea e con toni più pungenti, regalando un leggero sottofondo affumicato. Al sorso spiccano fra tutti i suoi sapori piccanti e agrumati, con qualche vago ricordo di peperoncino. La Tequila è particolarmente legata al territorio d’origine, dove ha modo di esprimere appieno le sue uniche peculiarità uniche; la differenza di ogni suo prodotto è possibile grazie alle diverse modalità d’affinamento, che permettono di trasferire i sentori del legno al distillato e di evolvere tutti i suoi aromi.
Qual è il miglior modo per degustarla?
L’usanza messicana prevede di servirla con un pizzico di sale e succo di limone, proprio perché i primi distillati avevano spesso un sapore piuttosto sgradevole. Oggigiorno gli esperti sconsigliano questa pratica, in quanto il sapore vero della tequila viene completamente oscurato. In genere è un distillato che andrebbe servito a temperatura ambiente utilizzando bicchieri come il ballon, soprattutto nel caso di tequila Añejo o Extra Añejo. In questo modo si possono degustare pienamente tutti i profumi. Per quanto riguarda invece quelle di tipo Blanco o Reposado, possono essere tranquillamente servite più fresche.
Un’altra modalità per gustare la tequila è sicuramente quella di utilizzarla come ingrediente nei cocktail, come per esempio il Tequila Sunrise, a base di succo d’arancia e granatina, oppure ancora l’aromatico Angelo di Fuoco e ovviamente non può mancare il famoso Margarita.
Quali sono i migliori abbinamenti?
La tradizione vuole che la tequila sia sorseggiata senza alcun accostamento di cibo come prodotto da meditazione, ma nonostante ciò è spesso utilizzata in abbinamento con piatti della cucina messicana. In genere quelle più affinate si sposano bene con pietanze a base di carne, mentre quelle giovani sono ottime con ricette di pesce. Per quanto riguarda i dessert sono molto apprezzate le combinazioni con cannella, cacao amaro e zucchero di canna e tequila piuttosto invecchiate.
Le migliori tequila al mondo
Tra le migliori tequila al mondo c’è sicuramente la tequila Anejo di Patron, miscela unica e profumata invecchiata almeno dodici mesi in rovere. un altro posto d’onore va all’Anejo Villa Lobos, che nasce dalla fortunata collaborazione di due grandi nomi del settore: Carlos Camarena e Dale Sklar. Non è possibile dimenticare la tequila Reposado Reserva Don Julio, affinata otto mesi in rovere americano e prodotta con agave blu di almeno sette anni. Si ricorda anche la Sauza, ottenuta esclusivamente con materie prime di altissima qualità, e infine, una leggenda tra questi distillati è senza dubbio l’Especial Gold Jose Cuervo, caratterizzata da profumo di scorza d’arancia candita e sentori di vaniglia.
Esistono poi tantissimi altri prodotti oggi ancora più prestigiosi, come la tequila Gran Patrón Burdeos, ottenuta dopo un lungo affinamento in tre diverse tipologie di legno, che le conferisce un caratteristico colore ambrato. Ultima ma non per importanza la Casa Herradura Seleccion Suprema, che presenta particolari aromi e sapori dovuti al suo prolungato affinamento e trascorre quarantanove mesi in botti di rovere bianco americano.
Frida Kahlo e la sua bevanda preferita
Una piccola curiosità per concludere. La rivoluzionaria Frida Khalo una volta disse: «Dottore, se mi lascia bere questa tequila, prometto che al mio funerale non tocco un goccio.» Il dottore rifiutò, ma l’artista continuò imperterrita a berla.