Superfood all’italiana: quando il benessere si beve (e si racconta) nei bar del Belpaese

Superfood made in Italy

Chi l’ha detto che i superfood siano solo spirulina, açai, maca e tutte quelle polverine colorate che arrivano da lontano?
Certo, fanno scena su Instagram, ma spesso hanno un sapore… discutibile.

E poi, diciamocelo: in Italia abbiamo sempre avuto la nostra lista di super ingredienti, anche senza saperlo. Roba vera, di stagione, che cresce a pochi chilometri da casa e che oggi sta trovando nuova vita dietro al bancone del bar.

Perché il superfood non è solo una questione di moda, è cultura. È territorio, racconto, identità. Ed è anche innovazione, soprattutto quando finisce shakerato in un cocktail che fa bene, incuriosisce e conquista al primo sorso. Un mix perfetto tra benessere e piacere, tra funzione e fascino. Ecco perché oggi, nei bar più creativi del Belpaese, il superfood si beve. E lo fa con un certo stile.

Dal bergamotto al carciofo: i nostri ingredienti fanno tendenza (e bene)

Mentre nei locali di Los Angeles impazzano latte al matcha e mojito con semi di chia, da noi si riscoprono ingredienti che sanno di casa e che — sorpresa! — fanno pure bene.

Bergamotto, ad esempio. Un agrume tutto calabrese, dal profumo inconfondibile e dalle virtù antiossidanti. È l’oro verde del sud, e nei gin italiani trova una delle sue espressioni più felici. Da provare il “Gin Tonic Mediterraneo” del Civico 23 di Reggio Calabria: gin al bergamotto, tonica al rosmarino, scorza candita. Fresco, aromatico, intensamente italiano.

Oppure il melograno, un frutto ricco di polifenoli, colore vibrante e una dolcezza acidula che sta benissimo nei cocktail. Il “Granatino” del Locale Firenze è un piccolo capolavoro: bitter, succo di melograno fresco e vermouth artigianale. Una carezza elegante con un’anima decisa.

E che dire del carciofo? Insolito, sì, ma ormai cult. Il suo gusto amaricante e terroso trova casa in twist sofisticati come l’“Artichoke Sour”, rilanciato in Italia da Domenico Carella al Carico di Milano. Cynar, limone, albume: tre ingredienti e un piccolo capolavoro d’equilibrio.

Infine lo zafferano: lo chiamano l’oro rosso, e non solo per il prezzo. Speziato, profondo, elegante. Al Drink Kong di Roma, Patrick Pistolesi lo usa per impreziosire cocktail come il “Saffron Negroni”, dove regala una nota calda e avvolgente che resta impressa.

Dove il benessere incontra il gusto: i bar che fanno scuola

Non si tratta solo di ingredienti, ma di un vero e proprio approccio culturale. Ci sono bar in Italia dove l’idea di “bere bene” significa anche “bere consapevolmente”. E dove il cocktail è un ponte tra sapore e salute, senza mai scadere nel moralismo.

Officina Botanica a Torino, ad esempio, sembra uscita da un laboratorio di erboristeria chic. Qui i cocktail sono ispirati alla fitoterapia: bardana, tarassaco, rosa canina. Il “Amaro Equilibrio” — liquore al carciofo, kombucha, agrumi — è uno di quei drink che ti fa bene e te lo dice con garbo. E poi è pure buono, che non guasta mai.

A Bologna, invece, trovi Amaro, un bar che già dal nome fa capire dove vuole andare. La sua drink list è un piccolo prontuario del benessere, con cocktail che segnalano le proprietà dei principali ingredienti: digestivo, rilassante, energizzante… ma senza sembrare una farmacia. Anzi, è un’esperienza multisensoriale.

E poi c’è The Court a Roma, con la regia di Marco Russo. Qui si gioca con ingredienti locali, biologici, fermentati. Il “Fermento Rosso”, con barbabietola e kombucha d’uva fragola, è un viaggio tra terra e bollicine naturali. Un modo nuovo, fresco e creativo di intendere la mixology.

Un superfood non fa primavera (ma può fare tendenza)

Ora, mettiamola giù semplice: nessuno ordina un cocktail alla curcuma sperando di depurare il fegato. Ma un drink che ti racconta una storia — del territorio, della stagione, della pianta che hai nel bicchiere — ha tutto un altro sapore. È più interessante, più umano, più emozionante.

La verità è che il superfood all’italiana è diverso.
Non grida, non promette miracoli. È discreto, autentico, radicato. E quando finisce in un drink fatto bene, ti regala qualcosa in più: un senso di appartenenza, una riscoperta, un piccolo viaggio nel gusto.

In un mondo che corre dietro alla next big thing, forse la vera novità è guardarsi intorno. Riscoprire il melograno, lo zafferano, l’assenzio, la camomilla. Ingredienti semplici, sì, ma capaci di trasformare un cocktail in una carezza per il palato e per l’anima.

E mentre negli Stati Uniti nascono bar “wellness-oriented” con centrifugati e mood board zen, da noi il benessere è più sottile, più gustoso, più vivo. Si brinda con un Negroni al karkadè, con un twist alla curcuma su base amaro lucano, con un gin al bergamotto che sa di mare e di sole.

Sempre con stile, sempre con gusto. Come solo in Italia sappiamo fare.

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