Spezie e piante aromatiche nei cocktail: un approfondimento tecnico tra aroma, chimica e buon senso

Persona che prepara il kombucha

Il fascino del “fatto in casa” ha conquistato numerosi ambiti della nostra vita quotidiana, e se c’è un settore in cui questa tendenza ha preso piede con forza, è sicuramente quello del bartending.
Negli ultimi anni, infatti, sempre più bartender professionisti stanno abbracciando la filosofia dell’autoproduzione, creando ingredienti per cocktail direttamente nel loro locale: sciroppi, bitter, amari, infusioni, liquori e shrub.

Ma cosa vuol dire veramente “home-made” nel mondo dei cocktail, e quando conviene davvero adottare questa pratica? Scopriamo insieme non solo i vantaggi, ma anche le sfide che comporta l’approccio “fatto in casa” al bar.

Cosa significa davvero “home-made” nel bartending?

Nel contesto del bartending, quando parliamo di “home-made” ci riferiamo alla produzione di ingredienti all’interno del locale, partendo da materie prime fresche. Questo processo può variare notevolmente, da preparazioni piuttosto semplici a tecniche più complesse, e si differenzia dall’acquisto di ingredienti preconfezionati, che vengono semplicemente utilizzati senza alterare la loro forma originaria. L’idea alla base è quella di avere il controllo completo su ogni fase della preparazione del cocktail, dalla scelta delle materie prime alla creazione di nuove e uniche combinazioni di sapori.

Immagina, per esempio, uno sciroppo di zucchero aromatizzato alla lavanda, che aggiunge un tocco floreale a un drink altrimenti semplice. Oppure un bitter speziato, realizzato in infusione, che regala una complessità inaspettata a un Negroni. Un altro esempio comune potrebbe essere un liquore al caffè fatto in casa, che permette di lavorare direttamente sulle note aromatiche per adattarlo perfettamente al proprio cocktail. Questi sono solo alcuni esempi di come la creatività e la cura per i dettagli possano trasformare l’approccio al drink, elevandolo a un’esperienza totalmente nuova.

Perché scegliere l’approccio “home-made”?

La domanda che molti bartender si pongono è: perché dovrei fare tutto questo? I vantaggi dell’autoproduzione sono molteplici, e spaziano dalla qualità degli ingredienti alla personalizzazione totale, fino all’immagine che il locale può trasmettere. Ecco alcuni dei principali motivi per cui è conveniente investire nel fatto in casa.

1. Qualità e freschezza degli ingredienti: Autoprodurre gli ingredienti significa avere un controllo totale sulla qualità delle materie prime. Mentre molti prodotti industriali contengono additivi e conservanti per allungarne la durata, i prodotti home-made sono privi di questi elementi, risultando più naturali e freschi. Puoi selezionare personalmente ogni ingrediente, scegliendo frutta matura, spezie di alta qualità e alcol pregiato. Questo permette di ottenere un profilo aromatico molto più interessante e meno “sintetico” rispetto agli ingredienti commerciali.

2. Personalizzazione e innovazione: L’autoproduzione consente una libertà creativa che non ha eguali. Ogni drink diventa un’opera unica, che può essere completamente adattata alla filosofia del locale e alle preferenze della clientela. La possibilità di modificare la dolcezza, l’intensità del sapore e il tipo di aroma in modo mirato consente di creare cocktail che si distinguono dalla massa.

Creare ingredienti su misura non è solo una questione di gusto, ma anche di storia e coerenza con il concept del bar. Se il tuo locale è incentrato su un tema tropicale, per esempio, potresti decidere di creare un sciroppo al cocco con infusione di lime, che rispecchia perfettamente il mood della tua drink list. La personalizzazione non solo soddisfa le esigenze dei clienti più esigenti, ma aggiunge anche un elemento di esclusività al bar, facendo sentire ogni cliente come se stesse vivendo un’esperienza unica.

3. Immagine del locale e valore aggiunto: Offrire ingredienti fatti in casa conferisce al tuo locale un’immagine di professionalità, originalità e dedizione. In un mondo sempre più competitivo, dove i clienti sono alla ricerca di esperienze uniche, l’autoproduzione può davvero fare la differenza. Un cocktail servito con un amaro fatto in casa o un liquore artigianale trasmette il messaggio che il bar si prende cura dei dettagli e che ogni drink è preparato con attenzione e passione. Questo tipo di valore percepito può giustificare un prezzo più alto, ma soprattutto costruisce una reputazione solida e distintiva.

Pensiamo ad esempio a un Daiquiri servito con uno shrub fatto in casa. Non è solo un drink più interessante, ma è anche un modo per comunicare che al bar si fa la differenza, che non si accettano scorciatoie. Il cliente non sta solo bevendo un cocktail: sta partecipando a un’esperienza curata e realizzata con maestria.

4. Risparmio economico? Forse, ma non sempre: Sebbene autoprodurre possa sembrare una strategia per ridurre i costi, in realtà non sempre è così. Certo, le materie prime potrebbero costare meno rispetto a ingredienti commerciali, ma bisogna tenere in conto altri fattori come il tempo necessario per la preparazione, l’uso di attrezzature specifiche e la gestione della conservazione. Inoltre, un prodotto fatto in casa ha una shelf-life più breve rispetto a quelli industriali, e ciò potrebbe comportare degli sprechi se non consumato in tempo. Spesso, dunque, l’autoproduzione non è tanto un modo per risparmiare, quanto per migliorare la qualità del prodotto offerto.

Come iniziare a autoprodurre ingredienti?

Se l’idea dell’autoproduzione ti stuzzica, c’è qualche preparazione da fare. Prima di tutto, è fondamentale acquisire una buona formazione di base, soprattutto in termini di sicurezza alimentare e bilanciamento degli ingredienti (zuccheri, alcol, acidi). È necessario anche pensare a come organizzare lo spazio, possibilmente separato dalla zona di lavoro principale, dove poter preparare gli ingredienti in sicurezza.

Gli strumenti essenziali includono una bilancia di precisione, un pH-metro per controllare l’acidità dei liquidi, colini, imbuto e bottiglie sterili. Se si vuole spingere sull’innovazione, si possono aggiungere anche sifoni per l’azoto, tecniche di infusione avanzata, e refrigeratori per mantenere freschi i prodotti.

La conservazione è fondamentale

Un aspetto cruciale nell’autoproduzione è la gestione della conservazione. Gli ingredienti fatti in casa, infatti, non durano quanto quelli industriali. Senza un’adeguata quantità di zucchero o alcol, che fungono da conservanti naturali, molti ingredienti rischiano di deteriorarsi rapidamente. Ecco perché è importante seguire rigorosamente le linee guida per l’etichettatura, registrando sempre le date di produzione e monitorando la durata dei prodotti.

Anche la refrigerazione gioca un ruolo fondamentale: per evitare contaminazioni o deterioramenti, alcuni ingredienti vanno conservati in frigo e consumati in tempi relativamente brevi. L’aggiunta di alcol o zucchero (oltre il 16% di alcol o 65% di zucchero) aiuta a prolungare la vita del prodotto.

L’autoproduzione di ingredienti per cocktail è un vero e proprio atto d’amore nei confronti della mixology. Non solo permette di elevare la qualità del drink, ma offre anche un’incredibile opportunità di innovazione e personalizzazione. Se ben realizzata, questa pratica può davvero fare la differenza, trasformando il bar in un punto di riferimento per l’originalità e la cura nei dettagli. Certo, richiede tempo, impegno e risorse, ma i risultati, in termini di soddisfazione dei clienti e immagine del locale, possono essere davvero straordinari.

Se sei curioso di approfondire le tecniche avanzate, esperti come Dave Arnold (Liquid Intelligence) e Jeffrey Morgenthaler (The Bar Book) offrono un sacco di spunti interessanti per portare la tua produzione casalinga al livello successivo. Con un po’ di pratica e creatività, l’autoproduzione potrebbe davvero diventare il tuo segreto per un cocktail che non solo ha il sapore della qualità, ma anche quello dell’autenticità.

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