Quando si parla di whisky, una delle prime domande che saltano fuori – specialmente se vuoi fare il brillante in compagnia – è: Single malt o blended? Sembra roba da intenditori, ma fidati, capirci qualcosa è più facile (e più interessante) di quanto pensi.
Single malt: il solista elegante
Il single malt è come un cantante lirico che fa tutto da solo, e lo fa alla grande. È un distillato ottenuto da solo malto d’orzo, in alambicco discontinuo e sempre da un’unica distilleria. Questo significa coerenza, carattere e identità fortissima.
In pratica, se vuoi assaporare l’essenza pura del whisky scozzese, il single malt è la scelta giusta. Non per forza il più costoso, ma quello che racconta meglio il territorio e la mano del distillatore.
Blended: l’orchestra che fa il botto
Il blended, invece, è una miscela ben studiata di whisky provenienti da più distillerie. Si usano malto e cereali vari (mais, grano, orzo), spesso distillati in modo continuo. Il risultato? Un whisky più morbido, più accessibile e – diciamolo – spesso più “commerciale”, ma non per questo meno interessante.
Esistono anche i blended di soli single malt (detti blended malt o vatted malt) che uniscono raffinatezza e creatività. Il blended, infatti, ha rivoluzionato il mondo del whisky portandolo su scala globale, grazie a un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Scienza, arte… e un pizzico di magia
In Scozia la distillazione è scienza, il blending è arte. Saper bilanciare aromi e profumi diversi per ottenere un risultato armonico è roba da maestri. E poi c’è l’invecchiamento: la natura fa la sua parte, ma ogni botte è un universo a sé. Nessuno può prevedere esattamente cosa succederà là dentro.
I re del blended: nomi che (forse) hai già bevuto
Nel mondo dei blended ci sono nomi che hanno fatto la storia e continuano a dominare il mercato:
- Johnnie Walker: “Il camminatore” più famoso del whisky. Un’icona nata da una geniale campagna pubblicitaria. La Red Label è la più popolare, ma ce ne sono per ogni gusto e tasca. Ah, era il preferito di Winston Churchill.
- Cutty Sark: prende il nome da un veliero e anche da una streghetta in camicia corta (giuro). È un blended fresco e leggero, perfetto per chi si avvicina al whisky.
- J&B: nato a Londra da un italiano innamorato dell’opera e del whisky. Rappresenta l’anima internazionale del blended.
- Chivas Regal, Ballantine’s, Famous Grouse, White Horse, William Lawson… insomma, una famiglia numerosa, ognuno con il suo stile, ma tutti capaci di farsi amare.
Le regioni del whisky scozzese: ogni zona, un mondo a parte
La Scozia non è tutta uguale quando si parla di whisky. Ogni area produttiva ha un’anima diversa:
- Lowlands: whisky leggero, floreale, distillato tre volte. Perfetto per chi inizia.
- Highlands: la più vasta e variegata. Whisky eleganti, torbati ma equilibrati, spesso affinati in botti di Sherry o Porto (wood finish, per i nerd).
- Islands (Islay e Skye): aromi intensi di torba, fumo e iodio. Roba da duri.
- Campbeltown: un tempo la “capitale” del whisky. Oggi quasi scomparsa, ma i pochi superstiti valgono l’assaggio.
- Speyside (che qui non è citata ma merita): patria di molte distillerie famose, whisky complessi, eleganti, spesso fruttati.
Che tu sia team single malt o team blended, la verità è che nel whisky c’è spazio per tutti: puristi, curiosi e avventurieri del gusto. L’importante è sapere cosa bevi, perché ogni sorso racconta una storia.
E adesso, la prossima volta che qualcuno al bar storce il naso su un blended… saprai cosa rispondere. Magari con un sorriso, e un bicchiere in mano.