Diciamolo subito: il rum è il distillato più anarchico di tutti. Non esiste un’unica ricetta, un metodo condiviso, un disciplinare che lo imbrigli. E forse è proprio questo il suo fascino. È il distillato che profuma di sole, di fermentazioni ribollenti, di storie coloniali e rivolte, di spiagge bianche e botti scure. È come un’avventura, una storia che si scrive in ogni sorso, una tradizione che affonda radici in terre lontane, dal Mar dei Caraibi fino alle coste asiatiche.
Ma se ti stai chiedendo “ok, ma cosa devo sapere per sceglierne uno buono?”, ecco un piccolo vademecum disordinato, aromatico e – ovviamente – leggermente invecchiato, che ti guiderà tra le mille sfaccettature di questo distillato così versatile.
Rhum, Ron, Rum: no, non è solo un gioco linguistico
I tre nomi raccontano tre scuole produttive diverse, ognuna con una propria identità ben definita:
Il rhum francese (quello delle Antille) nasce dal succo fresco della canna e ha il carattere ruvido, verde, quasi vegetale. È il distillato dei puristi, secco e diretto, come una frase di Camus: semplice, ma potente. Prodotto nelle isole francesi come Martinica e Guadalupa, è l’unico rum che ha una denominazione d’origine controllata. Al palato, è profumato di vegetale, agrumi, pepe e ha una struttura secca e decisa.
Eccellenze da provare:
- Damoiseau (Guadalupa): ricco e strutturato.
- Clément (Martinica): eleganza floreale.
- Neisson: artigianale e raffinato.
Il ron spagnolo è figlio della melassa, elegante e rotondo, spesso un po’ zuccherino. Questo rum ha un’anima più dolce, perfetto per chi cerca morbidezza, caramello e un abbraccio avvolgente al palato. Il ron è l’ideale per chi si avvicina a questo mondo per la prima volta, con un approccio che seduce dolcemente senza mai stridere. Il ron spagnolo nasce nelle ex colonie dell’Impero iberico, come Cuba, Repubblica Dominicana, Guatemala, Venezuela, Panama e Porto Rico. Il metodo produttivo predilige alambicchi continui e melassa raffinata.
Tra i protagonisti:
- Zacapa (Guatemala): prodotto ad alta quota, famoso per il metodo solera.
- Diplomático (Venezuela): morbido, rotondo, quasi dolce.
- Brugal e Barcelo (Repubblica Dominicana): produttori storici, molto distribuiti.
- Havana Club (Cuba): icona globale, nonostante la frammentazione post-rivoluzione.
- Botran (Guatemala): elegante e bilanciato, fratello meno noto di Zacapa.
Il rum inglese, infine, è quello che ti guarda negli occhi e ti dice: “Non sono qui per farti un piacere, ma per lasciare il segno”. Potente, fermentato a lungo, distillato in alambicchi pot still che ne esaltano ogni nota funk, ogni nota di banana matura, fumo e spezie. È il rum per chi ama il carattere deciso, l’intensità che ti scava dentro e ti lascia un ricordo indelebile. Prodotto in Giamaica, Trinidad e Barbados, questi rum sono fermentati a lungo, spesso con dunder (i residui della fermentazione).
Nomi da conoscere:
- Pusser’s: lo stile della Royal Navy, autentico e robusto.
- Appleton (Giamaica): fruttato e speziato, ottimo entry level.
- Myers’s: scuro, intenso, con una forte nota di melassa.
- Smith & Cross: il funk giamaicano per eccellenza.
Dalla canna alla bottiglia: la magia sporca e bollente della fermentazione
Il rum nasce dalla canna da zucchero, ma già qui si apre il bivio: succo fresco o melassa?
- Il succo fresco, come nel rhum agricole, regala distillati più secchi, aromatici, con una firma vegetale e floreale. Pensa a un sorso che sa di canna appena tagliata, lime e erba bagnata. Ogni goccia ti fa sentire il calore del sole delle Antille, il vento che accarezza le piantagioni. Un rum che parla la lingua della natura selvaggia.
- La melassa, invece, è un residuo della lavorazione dello zucchero. Più stabile, più facile da lavorare, più economica. Ma anche più dolce, più “scura”, più ammiccante. La melassa dona al rum una complessità che sa di caramello, spezie, e a volte, anche di un intrigante tocco di tabacco. È un rum che racconta storie più intime, che si lascia assaporare con calma.
Poi c’è la fermentazione, l’anima del rum.
Quando parliamo di fermentazioni brevi, otteniamo distillati più puliti e lineari, quelli che scorrono facili e veloci, perfetti per chi cerca un sorso leggero e diretto. Ma quando la fermentazione si fa lunga, il risultato è un rum che ti colpisce con una potenza incredibile, con aromi che esplodono in bocca come vere e proprie bombe aromatiche. Questi rum hanno una complessità che ti resta in bocca, con note che si rivelano lentamente, lasciandoti senza parole per la loro intensità.
Il segreto sta nella distillazione (e in chi la manovra)
La distillazione è la fase in cui si decide la personalità del rum. Pot still o colonna? È un po’ come scegliere tra jazz improvvisato e musica classica.
L’alambicco discontinuo (pot still) dà corpo, complessità, ruvidità. È una distillazione più lenta e artigianale, che lascia emergere le note più grezze, potenti e “sporche” del distillato. Questo tipo di rum è spesso più robusto, con una forza che ti colpisce al primo sorso.
Le colonne, al contrario, sono più efficienti e regalano distillati più puliti, leggeri, “civilizzati”. Il rum che esce da una colonna è meno complesso, ma più elegante e sofisticato. Un po’ come un vestito su misura, che ti fa sentire sempre a tuo agio.
C’è poi chi mischia tutto (blended), chi lo fa salire al cielo con colonne altissime, chi lo lascia maturare lentamente in botti che assorbono tutto l’umore del tempo e della terra. E poi, la vera differenza: il tempo. Quanto più il rum invecchia, tanto più si stratifica, evolve e si arricchisce di sfumature.
Occhio all’etichetta: non fidarti dei numeri, leggi tra le righe
Attenzione alle etichette, sono un vero e proprio campo minato. Termini come Añejo, Solera, o XO spesso non indicano l’età precisa, ma più una media di blend o simbolo di qualità. Se trovi produttori trasparenti, che ti spiegano dove e come è stato prodotto il rum, fidati. Il resto? Un gioco di marketing.
Alcuni termini da conoscere:
- Añejo/Extra Añejo: indica l’invecchiamento, ma non è sempre regolamentato.
- Solera: metodo di blending, non un’indicazione d’età.
- Overproof/Navy Strength: rum con gradazioni oltre il 57%.
- Agricole: rum da succo di canna, metodo francese.
- Single Cask/Barrel Proof: rum non diluiti con acqua, più intensi.
Quindi, qual è il rum giusto?
Dipende. Ecco qualche scenario immaginario:
- Se ami i sapori morbidi, prova un ron venezuelano (Diplomatico Mantuano, Santa Teresa 1796).
- Se preferisci un rum secco e vibrante, prova un rum da Barbados o Martinica (Doorly’s, Rhum J.M., Neisson).
- Se cerchi qualcosa di audace, tipo salsa di soia e banana flambé, vai sulla Giamaica (Hampden, Worthy Park, Long Pond).
- Se desideri un rum elegante, da collezione, Velier è la scelta perfetta: ogni bottiglia è un’avventura.
Il rum è libertà!
Non cercare il rum perfetto. Cercane uno che ti racconti qualcosa. Il bello è che non esiste una regola fissa, e ogni bottiglia può diventare un passaporto per un’isola diversa. Non c’è una regola fissa, proprio come non c’è una forma di bellezza unica.
Dimentica il mojito, apri la mente, annusa bene e sorseggia piano. Ogni rum è un mondo a sé, che racconta la sua terra, la sua storia e la sua cultura. Saper leggere le etichette, riconoscere gli stili e conoscere i produttori è il primo passo per trasformare un sorso in un viaggio. E 7pm.fun, come sempre, è qui per accompagnarti.
E ricordati: se dopo il secondo bicchiere stai ancora leggendo le etichette… sei già uno di noi!