Nel mondo del vino, è normale sentirsi un po’ persi quando ci si trova di fronte a una bottiglia sconosciuta. “Questo vino sarà buono? Mi piacerà?” Sono domande che vi sarete posti almeno una volta.
Valutare un vino non è sempre un’impresa semplice perché esistono molte sfumature di gusto che vanno prese in considerazione. Come afferma Stefano Tascini, sommelier AIS Prato,
“Ci sono vini a 10 euro che con certi piatti si sposano benissimo e si gustano volentieri, e altri che devono essere accompagnati da piatti più importanti. In alternativa, un altro modo per capire un vino che può piacere, è considerare ciò piace del vino stesso.“
Noi di 7PM abbiamo raccolto alcuni consigli dal nostro sommelier per darvi una mano nel destreggiarvi tra le etichette e capire cosa scegliere in modo più consapevole.
Un mondo di gusti diversi
Prima di tutto, è importante ricordare che giudicare un vino come “buono” o “cattivo” non è così lineare. I gusti sono soggettivi e ciò che può piacere a una persona potrebbe non piacere a un’altra.
Inoltre, la giovinezza o la maturità di un vino non ne determina necessariamente la bontà. Ad esempio, un vino giovane e frizzante come il Lambrusco (non esattamente il vino più apprezzato d’Italia) può essere una scelta sorprendente da abbinare a piatti come il bollito.
In generale, La chiave sta nell’apertura alla diversità.
Il binomio perfetto: cibo e vino
Uno dei segreti per apprezzare un vino è l’abbinamento con il cibo. Qui entra in gioco l’arte del ristoratore o dell’enotecario, che possono aiutarci a scegliere il vino chiedendo al consumatore cosa gli piace.
Per chi apprezza freschezza, frutta croccante, fragola, melograno, ciliegia e amarena si consiglia un vino giovane. A chi piacciono invece i retrogusti che richiamano il floreale essiccato, il potpourri, le speziature, le tostature, il caffè e il cioccolato si consiglia di scegliere un vino che ha fatto qualche anno, un affinamento in legno.
In generale è bene ricordare anche che un piatto strutturato si sposa bene con un vino strutturato, mentre un piatto fresco estivo si abbina con un vino fresco, croccante e fruttato con pochi sapori speziati.
Un’altro aspetto fondamentale da considerare è la persistenza: un vino che dopo essere stato in bocca 7-8 secondi non lascia più il sapore è un vino poco persistente, sinonimo di un vino fresco e buono ma non di estrema qualità. Diversamente, quando le persistenze cominciano ad essere più lunghe, il vino avrà anche una forte struttura.
A livello visivo, invece, è importante la limpidezza, la vivacità del colore. Questo perché se un vino è stanco e opaco, si trova “in fase calante”.

L’importanza dell’etichetta
Anche l’etichetta di una bottiglia può rivelare molti dettagli. Prendiamo ispirazione dai viticoltori francesi, che utilizzano la denominazione “Cru” per indicare la provenienza precisa del vino. In Italia, stiamo seguendo una strada simile, ad esempio con le Unità Geografiche Aggiuntive (UGA) nel Chianti Classico.
Inoltre, controllare i vitigni utilizzati può darti preziose indicazioni sul profilo aromatico del vino.
La temperatura giusta
Uno degli aspetti spesso trascurati è la temperatura di servizio. Un vino servito alla giusta temperatura può esaltare i suoi profumi e i suoi sapori. Non vogliamo che il nostro vino sia troppo freddo o troppo caldo. Ogni vino ha la sua temperatura ideale, quindi fare attenzione a questo dettaglio può fare la differenza.
In sintesi, scoprire il mondo del vino è un viaggio personale. C’è un vino per ogni occasione e ogni palato. Se siete incerti, chiedete consigli agli esperti o affidatevi alle indicazioni dell’etichetta. E non preoccupatevi di sbagliare, perché se succede, imparare dagli errori è un’occasione preziosa per diventare dei veri intenditori!