A Roma non piove da tre anni. Il Tevere è scomparso e fra pochi giorni terminerà anche l’erogazione dell’acqua pubblica.
In questo quadro apocalittico, nemmeno tanto distante dalla realtà, si muovono i protagonisti di Siccità, film diretto da Paolo Virzì.
Giovani e anziani, persone ai margini della società e persone di successo, vittime e carnefici. Sono tutti sulla stessa barca, alla ricerca disperata di un futuro possibile.
La scarsità di acqua ha rivoluzionato le loro esistenze. Come il Tevere, si sono “inariditi”. Vittime di un tempo che ha ragione della loro sopravvivenza e dei loro sogni.
La siccità ha svelato le incomprensioni e l’odio accumulati sul fondo delle loro vite. Incomprensioni e odio che sono anche l’altra faccia dell’amore. L’unico vero sentimento capace di generare una tempesta e salvarli veramente.
Alla crisi idrica, ed esistenziale, raccontata in Siccità, vi proponiamo di accostare le qualità gusto-olfattive dei vini passiti. Vini ottenuti dalla fermentazione di uve appassite, che hanno perso gran parte dell’acqua contenuta nei loro acini e acquistato così una maggiore concentrazione di zuccheri. L’appassimento delle uve può avvenire in modo naturale (sulla pianta, all’aperto o nei fruttai) oppure in modo artificiale (in forni o in ambienti controllati). Il risultato sono acini molto dolci e poveri di acqua, con un residuo zuccherino molto alto, che può superare anche i 200 grammi per litro.
Se la fermentazione delle uve appassite si porta avanti fino alla sua naturale conclusione, si ottengono dei vini passiti secchi, particolarmente alcolici e morbidi, come ad esempio l’Amarone della Valpolicella DOCG.
Se invece la fermentazione viene interrotta attraverso l’aggiunta di un distillato di vino, che preserva il residuo zuccherino delle uve, si ottengono dei vini passiti liquorosi, come ad esempio la versione liquorosa del Passito di Pantelleria DOC.
Altri esempi di vini passiti italiani sono il Recioto di Soave DOCG, il Montefalco Sagrantino Passito DOCG e il Riviera Ligure di Ponente Vermentino Passito DOC.
I vini passiti, in genere, hanno un colore più scuro, una struttura più corposa e un profilo aromatico più complesso, con note di frutta secca, miele, spezie ed erbe aromatiche. Profumi che derivano da acidi, tannini, zuccheri e composti, che sono presenti nel vino in una percentuale di appena il 2%. Per il resto, oltre che dal 13% di alcol, il vino è composto all’85% da acqua.
I profumi che ritroviamo in quel 2%, hanno il potere di parlare ai nostri sensi. Potremmo dire che sono i sentimenti del vino, sopravvissuti all’appassimento delle uve. E come i sentimenti dei protagonisti di Siccità, capaci di non far appassire per sempre le nostre anime.