Ti sei mai chiesto quale sia la storia di una delle bevande più antiche della Terra?
Non solo delle più antiche, forse anche delle più buone, come ricorda Platone quando dice che
“il vino è il più gran dono che gli dèi hanno fatto all’uomo”.
Che tu sia d’accordo o meno con questa affermazione, quello che è certo è che il vino ha una storia molto avvincente che merita essere raccontata.
Dagli albori ai primi amori
Gli albori di questa storia affascinante risalgono a cinquanta milioni di anni fa, quando la vite fa la sua comparsa in tutto il pianeta, anche nelle zone climaticamente più “inospitali”, come la Groenlandia.
Grazie al lavoro degli uccelli, che si cibavano di chicchi d’uva, la semina avveniva in modo naturale.
E’ grazie alla Georgia che 7000 anni fa ci arrivano le prime testimonianze sul vino.
Lì all’epoca, la conformazione geologica del territorio era favorevole alla crescita della vite. Nascono quindi le prime tecniche di fermentazione rudimentali e i primi oggetti per contenere il vino: le anfore.Con la loro impermeabilità e porosità, le anfore erano un ottimo strumento per schiacciare l’uva, per salvaguardare il suo invecchiamento e per il trasporto del vino.
Nuove tradizioni vinicole tra Egizi e Greci
Con gli Egizi, per la gioia di Osiride, dio del vino e della vita, il vino inizia ad essere prodotto a scopo ricreativo e propiziatorio in occasione di feste, banchetti e rituali; anche se privilegio di una ristretta casta sociale e dei sacerdoti.
Sempre gli Egizi sono stati i primi a specificare produttore e anno di vinificazione sul tappo delle anfore.
Ma è solo con i Greci nasce una vera e propria cultura del vino tramandata di generazione in generazione. Il vino segnava la distinzione tra popolazioni civili e barbare. Già i Greci riconoscono l’importanza del bere con moderazione, inventando tecniche per abbassare il grado alcolico del vino con acqua, spezie e radici, e inaugurando la prima tabella alcolmetrica della storia.
“La prima tazza è per la salute, la seconda per l’amore, la terza per il sonno.
I saggi vanno a casa. La quarta tazza non appartiene a noi ma alla violenza, la quinta alla passione, la sesta all’intemperanza, la settima agli occhi neri, l’ottava al poliziotto, la nona alla bile, la decima alla pazzia”.
Ebulus
Vinum caput mundi
I Romani avviano una stagione florida per il vino specialmente con l’espansione dell’Impero: acquisiscono nuove conoscenze rispetto alle tecniche di produzione ed espandono la viticoltura in Germania e Francia. Nasce la vite a filare basso, il diradamento dei grappoli e si perfeziona l’abbinamento vini-cibi.
Tra le aree vinicole più apprezzate e ricercate: Formia, Milazzo, la Valpolicella e l’Adriatico, territori che ancora oggi vantano alcuni dei vini migliori d’Italia, come quelli della d.o.c. Falerno del Massico.
Ma sfortunatamente, a periodi di fortuna si alterna anche qualche battuta d’arresto…
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