Se c’è un nome che non si può dimenticare quando si parla di olio d’oliva, è quello di Luigi Veronelli.
Con la sua passione contagiosa e la sua visione rivoluzionaria, Luigi Veronelli ha scritto un “Manifesto in progress” che sta scuotendo il mondo dell’olio d’oliva italiano come un terremoto.
Ma chi è questo personaggio?
Nel panorama dell’enogastronomia italiana, Luigi Veronelli è stata una figura centrale nell’evoluzione del mondo culinario italiano, noto per la sua straordinaria passione e la sua visione innovativa. Ma è soprattutto nel settore dell’olio d’oliva che Veronelli ha lasciato un segno indelebile, trasformando un prodotto comune in un’opera d’arte culinaria.
E’ riuscito a innescare una rivoluzione nel mondo dell’olio d’oliva che trova espressione nel “Manifesto in Progress”, una serie di pilastri di riferimento che danno dignità al modo in cui si produce e si commercializza una delle materie più importanti per l’economia della nostra penisola.
Un visionario del gusto
Luigi Veronelli è stato un vero visionario del gusto italiano. Scrittore, giornalista, e critico enogastronomico di fama internazionale, ha dedicato la sua vita a promuovere la cultura del cibo e del vino italiani. Ma la sua eredità va oltre le parole scritte; Veronelli ha incarnato l’amore per la tradizione, la qualità e l’autenticità.
La Rivoluzione dell’olio d’oliva
Negli ultimi anni, Veronelli ha concentrato la sua attenzione sull’olio d’oliva italiano. Ha percepito un cambiamento epocale nel settore e ha deciso di agire. Il suo “Manifesto in progress” è un grido di rivoluzione, un appello per il ritorno alle radici dell’olio d’oliva di qualità.
Nel suo manifesto, Veronelli sottolinea che l’olio deve rispettare alcune regole fondamentali.
La raccolta delle olive deve avvenire all’inizio dell’invaiatura, e l’estrazione deve essere fatta solo dalla polpa delle olive, poche ore dopo la raccolta. Questo processo garantisce un olio che può essere riconosciuto anche dai palati più modesti.
L’etichetta della trasparenza
Ma Veronelli non si ferma qui. Ha lanciato un’appassionata difesa della trasparenza nell’industria dell’olio d’oliva. Ha proposto che ogni bottiglia di olio d’oliva debba portare in etichetta informazioni cruciali come il nome e la qualità del produttore, il luogo esatto di produzione, la data di raccolta e molitura, i tipi di cultivar utilizzati e molto altro.
Nello specifico, questi sono i diversi riferimenti presenti nel Manifesto che secondo Veronelli dovrebbero caratterizzare le etichette:
1. Caratteristiche in etichetta:
a) il nome e la qualità del produttore (se industria, imbottigliatore, frantoio, cooperativa o azienda agricola);
b) l’esatto luogo di produzione (la Regione, l’eventuale DOP, il Comune e il relativo mappale in cui sono coltivati gli olivi);
c) il nome e la qualità del Frantoio di molitura – se di proprietà o di terzi – e il luogo in cui si trova:
d) la data di raccolta e di molitura e non quella di imbottigliamento come avviene oggi;
e) il tipo o i tipi delle cultivar:
f) il numero di olivi per ettaro e la loro fascia di età:
g) la quantità di olio prodotto.
2. Etichetta accompagnata dall’analisi chimica effettuata da un laboratorio accreditato, chiara e con informazioni utili (acidità, perossidi e polifenoli)
3. Censimento oleicolo regionale sia delle piante in coltivazione sia delle piante in gerbido
4. Eventuali contributi siano elargiti direttamente ai contadini sulla base delle piante possedute e coltivate e non come avviene oggi sulla quantità di olio prodotto (questo metodo spinge infatti al raggiro).
Olivicoltori e frantoiani sono stati costretti per soppravvivere ad adeguarsi al commercio delle bollette.
Insomma, l’obiettivo è fornire ai consumatori una visione completa di ciò che stanno acquistando, per distinguere i veri oli d’oliva di qualità dagli altri.
Perché questa Rivoluzione? Crisi d’identità (e non solo)
La domanda potrebbe essere: perché tutto questo impegno? La risposta sta nella confusione che affligge il mercato dell’olio d’oliva italiano. L’industria è in crisi d’identità (e non solo), e Veronelli crede che solo una comunicazione verificabile e trasparente possa fare la differenza.
Anche i numeri del mercato dell’olio non sono così positivi: i dati Nomisma dello scorso 14 febbraio affermano che dal 2010 ad oggi la produzione d’olio è dimezzata: dalle 500mila tonnellate del 2010 alle 27mila previste per il 2022-2023.
Chiave nella trasparenza
In un mondo in cui le etichette spesso nascondono più di quanto rivelino, Luigi Veronelli ha dato il nome a un progetto che promuove l’onestà e l’autenticità nell’olio d’oliva italiano. Il suo “Manifesto in progress” è un grido di speranza per gli amanti dell’olio d’oliva di qualità. Quindi, quando siete alla ricerca di un buon olio d’oliva italiano, puntate su un’etichetta che sia il più trasparente possibile.
Trasparenza vuol dire qualità e qualità significa buon gusto: in questo senso, come dice lo stesso Veronelli, “non c’è niente di più vero di un olio d’oliva italiano ben fatto!”