Se fino a qualche anno fa era l’entrée a fare colpo in un ristorante, oggi il colpo di scena arriva prima ancora che ti siedi: direttamente dal bicchiere. E non stiamo parlando del solito Gin Tonic. Il cocktail contemporaneo — progettato, bilanciato, impiattato (anzi, impourato) — è diventato un vero e proprio piatto liquido. Una creazione che unisce gusto, tecnica e racconto. Proprio come accade con l’alta cucina.
Ormai la domanda non è più se un cocktail possa essere considerato gourmet. La vera domanda è: perché non dovrebbe esserlo?
Alta mixology: la cucina ha passato lo scettro
“Un bartender oggi ha la stessa mentalità di uno chef: costruisce sapori, sperimenta texture, studia la fermentazione,” diceva già qualche anno fa Massimo D’Addezio, uno che di miscelazione e cucina se ne intende parecchio.
E in effetti, basta guardare i menu di alcuni dei cocktail bar più innovativi d’Italia per rendersene conto.
Prendi Drink Kong a Roma, dove Patrick Pistolesi crea cocktail ispirati ai suoi viaggi intercontinentali. Ogni drink è una piccola avventura, costruita con lo stesso rigore di una degustazione da fine dining.
Oppure il misterioso 1930 Secret Bar a Milano: uno speakeasy nascosto, dove ogni cocktail arriva con una mise en place che sembra uscita da una cucina stellata — vetri soffiati, profumi da vaporizzare, piccoli assaggi da abbinare.
E ancora, L’Antiquario di Napoli, dove l’esperienza è completa: i cocktail vengono pensati in pairing con assaggi di cucina partenopea rivisitata, in un mix perfetto tra tradizione e innovazione.
In questi luoghi, il cocktail non è più solo “una cosa da bere”. È un racconto da vivere. Un gesto d’autore.
Ingredienti, tecniche e servizio: il vocabolario è lo stesso
Clarificazione, fermentazione, affumicatura: parole che fino a poco tempo fa si sentivano solo in cucina, oggi sono diventate parte integrante anche del linguaggio dei bartender. La mixology si è avvicinata sempre di più alla gastronomia, condividendone tecniche e filosofia.
E non è solo una questione di termini: è proprio un nuovo modo di pensare il drink. C’è chi lavora esclusivamente con ingredienti stagionali e filiera corta, chi coltiva in casa botaniche e spezie, chi progetta i propri cocktail con la stessa precisione con cui uno chef costruisce un piatto. Il food pairing poi è diventato un vero e proprio rito: non più semplice aperitivo con patatine, ma vere e proprie esperienze gustative sincronizzate.
Un esempio su tutti? Al Savio di Torino puoi ordinare un tiki drink al burro di nocciola e sedano rapa servito con una cialda di alga nori e mousse al lime. Dimmi tu se questo non è gourmet.
E il pubblico? Sempre più preparato
Anche chi sta dall’altra parte del bancone è cambiato. Il pubblico è più curioso, più attento, più informato. Chiede, vuole sapere, si interessa: “Quel bitter da dove viene?”, “Il garnish si mangia?”, “È fermentato o infuso?”. Un tempo si diceva “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Oggi, vale anche per quello che bevi.
A confermarlo è Giulia Cuccurullo, vincitrice della World Class UK 2020. Nei suoi cocktail minimalisti, ogni ingrediente ha una storia da raccontare e un’anima profondamente gastronomica. L’Italia, in fondo, è sempre stata una terra fertile per tutto ciò che unisce cibo e cultura. E adesso è pronta anche per i cocktail gourmet.
Da Milano a Lecce: la mappa dell’alta miscelazione
Non serve volare a Copenaghen o Tokyo per vivere un’esperienza da fine dining… in formato liquido. Da nord a sud, l’Italia offre sempre più locali dove l’aperitivo diventa un’arte da degustare.
- Rita’s Tiki Room (Milano): un’esplosione tropicale tra fermenti, spezie e tocchi umami.
- Barz8 (Lecce): laboratorio liquido dove ogni cocktail è un viaggio tra botaniche rare e aromi speziati.
- Il Marchese (Roma): qui l’amaro è protagonista e si trasforma in cocktail raffinati, profondamente legati alla cultura italiana del gusto.
Il cocktail come gesto d’autore
Nel 2025 il cocktail non è più solo un modo per iniziare la serata. È diventato un linguaggio creativo, capace di nutrire, sorprendere, emozionare. Un gesto che racconta la personalità di chi lo crea e di chi lo sceglie.
E per noi di 7pm.fun, sempre alla ricerca del confine tra il rito dell’aperitivo e l’arte dello stare bene, una cosa è chiara: il futuro è servito. Ma attenzione: arriva in coppa coupé, con un garnish da assaporare e una storia tutta da ascoltare!