Negli ultimi anni, il mondo del cocktail ha cominciato a parlare un linguaggio nuovo. Un po’ più consapevole, un po’ più curioso. Non è più solo questione di trovare il mix perfetto tra gin e vermouth o di dare il twist giusto a un classico.
Oggi, chi sta dietro al bancone — o chi si diverte a shakerare a casa — cerca qualcosa in più: sapori sorprendenti, ingredienti vivi, texture che raccontano una storia. E in questo panorama in fermento (letteralmente), i fermentati stanno guadagnando sempre più spazio nei bicchieri dei bartender e degli appassionati.
Ma cosa sono davvero? E perché tutti ne parlano?
Cosa sono i fermentati (e perché ne parliamo tanto)
Partiamo dalle basi. I fermentati sono alimenti o bevande che nascono grazie a un processo naturale in cui lieviti, batteri o muffe trasformano zuccheri e amidi in acidi, gas e talvolta alcol. Una magia microbiologica che trasforma il semplice in complesso, il dolce in frizzante, il piatto in profondo.
Ma non è solo una questione di gusto. Durante questo processo, nascono anche probiotici, quei batteri buoni che fanno tanto bene al nostro intestino e che oggi troviamo anche negli scaffali del supermercato, etichettati come alleati del benessere.
Nel mondo dei fermentati ci sono nomi noti e altri più di nicchia:
- Kombucha: tè fermentato, leggermente frizzante e acidulo, il re dei fermentati da bere.
- Kefir: una sorta di yogurt liquido, disponibile in versione latte o acqua, con una varietà impressionante di probiotici.
- Kimchi: il cavolo coreano fermentato che sa di piccante, acido e umami, tutto insieme.
- Miso, tempeh, kvass, fermentati di frutta… ogni cultura ha la sua piccola meraviglia.
E se li mettessimo nei cocktail?
Sembra una trovata hipster, ma in realtà ha tutto il senso del mondo. I fermentati portano nei drink complessità, carattere e un tocco wild che rompe gli schemi. Non sono pensati per sostituire gli altri ingredienti, ma per aggiungere quella nota che fa dire “wow” al primo sorso.
Il kombucha, ad esempio, è perfetto per dare bollicine e acidità, un po’ come un prosecco light e funky. Il kefir d’acqua è delicato, leggermente fruttato, ideale da mixare con gin o vodka. E se sei in vena di sperimentazioni forti, un cucchiaino di kimchi tritato può dare al tuo Bloody Mary una profondità tutta nuova.
E c’è di più: i fermentati non sono solo buoni, ma anche un po’ salutari. Sì, parliamo sempre di cocktail, quindi moderazione è la parola chiave. Ma l’idea di bere qualcosa che oltre a stuzzicare il palato possa anche dare una mano alla digestione… non è affatto male.
Idee per cocktail fermentati? Ce ne sono eccome
Ecco qualche spunto per cominciare a sperimentare — che tu sia un bartender esperto o un curioso con shaker e buona volontà:
- Kombucha Mule: versione fresca e leggera del classico Moscow Mule. Kombucha al limone o zenzero, vodka, lime fresco e tanto ghiaccio.
- Kefir Daiquiri: rum bianco, kefir al naturale, lime. Un drink che rinfresca e sorprende.
- Kimchi Bloody Mary: per chi ama osare. Una punta di kimchi tritato che sposa il succo di pomodoro in una danza piccante.
- Margarita Fermentata: sostituisci parte del succo di lime con kombucha e ottieni un margarita più rotondo e gentile.
E se vuoi giocare senza alcol, i mocktail fermentati sono un campo da esplorare. Un kombucha con mela verde e zenzero? Un kefir al cocco con lime e basilico? Basta un po’ di fantasia e il bicchiere diventa un piccolo laboratorio di gusto.
Come si bilanciano questi sapori “vivi”
Un fermentato è un ingrediente vivo: ha acidità, spesso frizzantezza, e talvolta un retrogusto umami che può dominare se non ben gestito. Quindi serve equilibrio.
Qualche dritta da tenere a mente:
- Aggiungi una nota dolce per ammorbidire: miele, sciroppo d’agave, o un bel shrub artigianale.
- Scegli il giusto distillato: con kombucha vai di gin o tequila, col kvass magari un rum scuro o bourbon.
- Non dimenticare le note fresche: cetriolo, menta, basilico, lime, scorza di limone… faranno risaltare tutto il resto.
Ah, e occhio alla fermentazione attiva: se usi kombucha artigianale o kefir non pastorizzato, sappi che il processo continua anche nel bicchiere. Quindi serve freschezza: preparalo, servilo subito e goditelo nel momento migliore.
Un nuovo modo di brindare
In definitiva, usare fermentati nei cocktail non è solo una moda salutista: è un invito a scoprire nuovi sapori, a uscire dalla routine del solito gin tonic e a divertirsi con combinazioni insolite.
È anche un modo per volersi un po’ più bene, senza rinunciare al piacere.
Perché sì, si può brindare con qualcosa di buono, vivo, e persino sano. E magari anche raccontarlo con un sorriso, mentre si alza il bicchiere e si dice: “Hai mai provato un Margarita con il kombucha?”