Dal 3 aprile 2025 gli Stati Uniti hanno imposto un dazio del 20% su tutti i prodotti provenienti dall’Unione Europea, vino compreso. Una notizia che ha fatto tremare le cantine italiane, ma anche i portafogli degli amanti del buon vino. Se ti stai chiedendo se il tuo Chianti preferito costerà di più o se riuscirai ancora a trovare il Lambrusco a Brooklyn, siamo qui per rispondere in modo semplice e senza troppi tecnicismi.
Che succede con questi dazi?
In pratica, il dazio è una tassa che chi importa vino italiano negli USA dovrà pagare. Dal momento che questa tassa si aggiunge al costo di importazione, i distributori americani finiranno per pagare di più. E, spesso, non vorranno assorbire quel costo extra. Il risultato? O sono le cantine a ridurre i margini, oppure i consumatori dovranno pagare qualche dollaro in più al momento dell’acquisto.
Ma aumenteranno davvero i prezzi?
La risposta è sì, ma non in modo uniforme. Le etichette più economiche, quelle sotto i 10-12 dollari, rischiano di subire aumenti più marcati, mentre i vini premium, quelli che costano oltre i 25-30$, resistono meglio. Chi compra vini di fascia alta è meno sensibile a un piccolo aumento. Alcuni distributori, infatti, stanno già rivedendo le loro scelte, puntando meno sul vino italiano entry level e più su alternative come il vino cileno, californiano o spagnolo.
Una sommelier newyorkese ci ha raccontato: “Il cliente che beve Pinot Grigio italiano da 8$ a bottiglia oggi sceglie un Sauvignon cileno. Non perché sia migliore, ma semplicemente perché costa meno.”
E in Italia? Dobbiamo preoccuparci?
Se sei in Italia o in Europa, per ora non ci sono aumenti diretti. Tuttavia, nel medio periodo, ci potrebbero essere alcuni effetti collaterali. Alcune cantine potrebbero ridurre la produzione o aumentare i prezzi anche qui da noi. Potrebbe anche succedere che il mercato interno si saturi su alcune fasce, e le piccole cantine che esportano molto negli Stati Uniti potrebbero trovarsi in difficoltà.
Come reagisce il settore?
Il vino italiano non si lascia abbattere facilmente, e le cantine stanno cercando nuove soluzioni per affrontare la sfida. Stanno puntando su eventi negli USA per continuare a promuovere il vino italiano, ma anche su mercati emergenti come Asia, Sud America e Canada. C’è anche un focus sempre più forte sul vino premium: meno volume, ma margini più alti. Inoltre, cresce l’importanza dello storytelling territoriale, perché raccontare la storia del vino è diventato un elemento fondamentale per farsi notare.
A Vinitaly 2025 si respirava un po’ di preoccupazione, certo, ma anche tanta voglia di reinventarsi. Come ci ha detto un produttore: “Se ci chiudono una porta, apriamo una vigna da un’altra parte.”
Una tregua temporanea
Proprio in questi giorni, l’amministrazione Trump ha annunciato la sospensione dei dazi per 90 giorni. Una notizia che ha colto un po’ tutti di sorpresa e che, per il momento, offre un piccolo sospiro di sollievo alle cantine italiane.
Ma attenzione: non è detto che sia una marcia indietro definitiva. Se questi tre mesi servissero solo a rinegoziare gli accordi commerciali, potremmo ritrovarci da capo in piena estate, magari con nuove condizioni ancora più complesse.
Il rischio? Che le cantine più piccole, già provate dall’incertezza, decidano di ridurre le esportazioni verso gli Stati Uniti anche durante questa pausa. Oppure che i distributori americani, per prudenza, non investano in nuove scorte, aspettando di capire cosa succederà davvero a luglio.
Insomma, una tregua è sempre meglio di uno scontro aperto. Ma il mondo del vino, soprattutto quello artigianale, ha bisogno di stabilità, non solo di finestre temporanee.
E per chi beve?
Se sei negli Stati Uniti, preparati a vedere aumentare i prezzi e a dover fare un po’ più attenzione a quello che metti nel carrello. In Italia, invece, continua a supportare le cantine locali, specialmente quelle che esportano. E, se sei un amante del vino in generale, il consiglio è sempre lo stesso: scegli la qualità, premia la trasparenza.
I dazi USA rendono il vino italiano più caro e meno competitivo negli Stati Uniti, ma le cantine italiane stanno rispondendo con nuove strategie, tra esportazioni alternative, storytelling e qualità. I consumatori americani vedranno prezzi più alti e meno varietà. Nonostante tutto, il mondo del vino è pronto a reinventarsi, e continuerà a essere un posto dove le storie si raccontano meglio con un calice pieno.