Succede ogni volta. Il cameriere si avvicina con il menu dei vini, spesso più lungo della Divina Commedia, e lo appoggia sul tavolo con l’aria di chi sta consegnando un’antica reliquia.
E qualcuno – un amico, un collega, o peggio ancora una persona con cui sei al primo appuntamento – ti guarda con fiducia (o malizia) e ti dice:
“Dai, scegli tu.”
Panico? Non più.
Iniziamo la nostra mini serie “Vino senza ansia da prestazione“, pensata per aiutarti a vivere il vino con piacere, leggerezza e una competenza reale (cioè utile e concreta), senza cadere nella trappola del “parlare difficile” con tannini, verticalità e altre parole misteriose usate a sproposito.
Prima regola: non devi sapere tutto
Davvero. Scegliere il vino non è un esame di sommelieria. Nessuno ti interrogherà sulla vinificazione in acciaio o sulla percentuale di Merlot in un taglio bordolese.
Puoi tranquillamente non sapere la differenza tra Fiano e Pecorino (che, per inciso, sono entrambi vini bianchi italiani molto validi, non solo formaggi).
Quello che conta è un’altra cosa: cosa vuoi dal vino quella sera?
Chiediti:
- Hai voglia di qualcosa di leggero, che accompagni la conversazione senza sovrastare i piatti?
- Cerchi un vino con più struttura, che possa reggere un arrosto o un piatto importante?
- Preferisci un bianco fresco e versatile che possa andare bene con un po’ tutto?
- Oppure vuoi un rosso morbido, comodo, da sorseggiare senza troppi pensieri?
Traduci tutto questo in parole semplici. Se c’è un sommelier, ti capirà perfettamente. Non serve sfoderare un vocabolario da degustatore seriale. Anche solo dire:
“Vorrei qualcosa di fresco ma non troppo acido”
oppure
“Cerco un rosso che vada bene con carne bianca”
è più che sufficiente per ricevere un consiglio sensato.
E se il sommelier non c’è? Nessun problema.
Vai su abbinamenti “sicuri ma non banali”:
- Bollicine metodo classico brut: ottime se ci sono antipasti misti, perché puliscono il palato e si adattano a sapori diversi senza invadere.
- Rosato strutturato: perfetto quando nessuno ha ancora deciso cosa ordinare. È un vino jolly, che si comporta bene con tante cose.
- Barbera o Nerello Mascalese: se c’è carne, ma non bistecche gigantesche. Sono rossi con carattere ma non troppo pesanti.
- Fiano, Timorasso, Verdicchio: ideali per piatti saporiti, magari con spezie o salse, ma non a base di carne rossa.
Piccola dritta: se non sai che tipo di piatti arriveranno, il vino deve essere come un amico adattabile.
Leggi il menu come una mappa, non come un esame
Non è un test. Nessuno si aspetta che tu conosca ogni annata o microzona del Trentino.
Usa il menu dei vini come una mappa per orientarti.
Cosa guardare per prima?
- Le annate. Un bianco del 2020 o un rosso del 2022-2023 vanno benissimo: sono freschi e nella loro fase migliore.
Ma se vedi un Pinot Grigio del 2017… alza le antenne. Potrebbe essere stanco. Chiedi, con gentilezza, se è un errore di stampa. A volte lo è, davvero. - I vitigni e le zone. Cerca nomi che ti suonano familiari. Se ti sembrano tutti scritti in sanscrito, non preoccuparti: scegli una regione affidabile, dove è difficile sbagliare. Qualche esempio:
- Alto Adige per i bianchi: freschi, profumati, precisi.
- Etna o Langhe per i rossi: eleganti, mai troppo aggressivi.
- Franciacorta per le bollicine: ottime alternative allo Champagne.
- Alto Adige per i bianchi: freschi, profumati, precisi.
E ricorda: meglio un vino semplice ma ben fatto, che una bottiglia blasonata conservata male. Il tappo non fa il vino.
Quella scena della bottiglia, del tappo, dell’assaggio… che si fa?
Ah, il momento teatrale. Arriva la bottiglia, il cameriere ti mostra l’etichetta come se fosse un’opera d’arte.
Poi la apre, versa un piccolo sorso e ti guarda.
E tu, nel dubbio, entri in modalità attore shakespeariano. Ma non serve!
Spoiler: non devi dire se ti piace.
Devi solo verificare che il vino sia a posto, cioè non sia andato a male o difettoso.
Come capirlo in pochi secondi?
- Se sa di tappo (cioè ha odore di cartone bagnato o muffa), rifiutalo.
- Se ha odore di zolfo o acetone, qualcosa non va: rifiutalo.
- Se ti sembra poco profumato ma non sgradevole, tutto normale. Si aprirà col tempo.
Se tutto ti sembra ok, non fare monologhi.
Fai un sorriso, annuisci. Ancora meglio: di’ solo “grazie”.
Le 3 regole d’oro
- Meglio chiedere che improvvisare.
Anche un semplice “sto cercando un rosso non troppo pesante” può evitarti brutte sorprese. - Meglio una bottiglia semplice e ben conservata che un nome famoso con il tappo depresso.
- Meglio scegliere con serenità che con l’ansia da sommelier televisivo.
Il vino è piacere, non prestazione. E se qualcosa va storto, niente panico: la bottiglia successiva sarà un’altra occasione.
Non perderti il prossimo episodio: “Come parlare di vino senza sembrare noioso o impostato” e nel frattempo, brindiamo a chi sceglie con leggerezza.
Alla tua!