Cocktail Bellini

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Le origini del Bellini

Il Bellini può essere definito un cocktail sparkling, dove oltre alla polpa di fresche pesche bianche è presente del vino frizzante bianco (di solito si usa lo spumante Brut o il prosecco).

La sua nascita è storicamente accertata: il Bellini nasce grazie a Giuseppe Cipriani, figlio di immigrati che, tornato a Venezia, decise nel 1931 di aprire un bar: lo chiamò Harry’s Bar perché a finanziarlo fu un suo vecchio amico americano, Harry Pickering, che si sdebitò in questo modo per l’aiuto ricevuto dal Cipriani in un suo momento di difficoltà.


Nel 1948 il Cipriani inventa un nuovo cocktail: ad ispirarlo fu il colore della veste del santo raffigurato probabilmente nel San Francesco nel Deserto, dipinto del Giovanni Battista Bellini detto “Giambellino”, protagonista in quegli anni di una mostra nella stessa Venezia.


All’inizio il Bellini era un cocktail essenzialmente estivo, perché era quello il periodo in cui si raccoglievano le pesche a polpa bianca. Ma con l’avvento dei congelatori divenne un drink bevibile tutto l’anno e, grazie a un imprenditore francese, le pesche veronesi raggiunsero gli Stati Uniti, spopolando in particolare nella Grande Mela dove si inaugurò nel 1985 una filiale dell’Harry’s Bar.

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colino maglia finepesche
prosecco valdobbiadene
bicchiere flute

Ingredienti e preparazione del Bellini

La ricetta classica del Bellini secondo l’IBA richiede due soli ingredienti, che però devono essere di assoluta qualità affinché il gusto del cocktail sia fedele all’originale:


10 cl di prosecco DOC o di spumante Brut


5 cl di nettare di pesche a polpa bianca

Per prima cosa bisogna lavare le pesche veronesi a polpa bianca, sbucciarle e tagliarle a pezzetti. Bisogna poi metterle in un colino a maglia fine e schiacciarle con un cucchiaio, così da ottenere il prezioso nettare alla base del cocktail: è importante non frullare la polpa e non utilizzare succhi industriali, altrimenti si comprometterebbe il risultato.

Versare ora il nettare nel bicchiere adatto (precedentemente riempito di ghiaccio per raffreddarlo e poi svuotato), filtrandolo attentamente affinché non ci siano troppe particelle in sospensione che sgaserebbero il prosecco. Versare quindi il prosecco, miscelando poi il tutto nel gallone: questa operazione deve compiersi molto lentamente perché solo così si otterrà quella schiuma scenografica alta dalle 2 alle 3 dita.

Scelta degli ingredienti

La scelta degli ingredienti è fondamentale per realizzare un Bellini che possa sorprendere i commensali. Il prosecco può essere sostituito dallo spumante Brut o da un altro spumante extra-dry, meno pungente e molto più morbido. Questo cocktail infatti non deve essere molto effervescente perché altrimenti si disperderebbe il sapore delle pesche.


Un vero Bellini richiede a tal proposito solo le pesche veronesi, che si raccolgono tra i mesi di giugno e agosto: sono particolarmente fibrose, succose, non molto dolci e donano quel colore bianco-rosato, tenue e mai troppo acceso. Addirittura spesso le pesche donano un colore troppo pallido e proprio per questo si inseriscono pochissime gocce di purea di lamponi rigorosamente senza semi, per rendere il colore del Bellini più caldo e il sapore più aromatico.

 

Strumenti necessari per la preparazione del Bellini

Il Bellini è uno dei cocktail più buoni ma anche tra i più semplici da preparare: l’importante è procurarsi gli strumenti più adatti. Dunque non devono mai mancare un bicchiere alto dalla capienza di circa 250 ml (chiamato tumbler), un misurino jigger, il lungo cucchiaio Bar Spoon necessario per miscelare il drink e un tagliere con coltello per tagliare a pezzi le pesche.

Sono poi necessari un filtro superbag a massimo 200 micron e poi un gallone: si tratta in quest’ultimo caso di una sorta di bicchiere a forma di tulipano utilizzato dai bartender’s per preparare i cocktail miscelati, come appunto il Bellini.

 

Dove e come si serve il Bellini

Come ogni cocktail che si rispetti, anche il Bellini necessita di essere servito in un bicchiere apposito, che non fa altro che sublimare il risultato. Si utilizza un semplice flûte, altrimenti noto come calice a tromba: il motivo è legato al fatto che, servendosi abbastanza fresco, tenendo in mano il bicchiere tramite il gambo lungo e sottile non si riscalda il contenuto.

Normalmente si presenta il Bellini con uno spicchio di pesca veronese posizionato sull’orlo del bicchiere, anche se in molti altri casi non è presente nessuna guarnizione, con l’effetto scenografico assicurato dalla schiuma e dal colore rosato.

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Varianti del Bellini

Come per gli altri cocktail, anche il Bellini ha subito vari esprimenti da parte dei bartrender nazionali e internazionali. Ad esempio il Bellini Royal vede la presenza dello Champagne al posto del Prosecco DOC, nonostante non esalti al massimo il sentore di pesca. Il Bellini Analcolico invece vede l’impiego della soda, il Mimosa richiede la spremuta di arance fresche mentre il Tintoretto è a base di succo di melagrana. Altri artisti danno il proprio nome ad altre varietà di Bellini, dal Puccini con il succo di mandarino al Tiziano con succo di uva fragola fino al più famoso Rossini, ricco di polpa di fragole.

 

3 location migliori al mondo dove berlo

Chi vuole gustare il Bellini più autentico non può non recarsi all’ Harry’s Bar di Venezia, sito a due passi da Piazza San Marco e proprio davanti a Punta della Dogana. La cornice è da sogno, proprio come quella di cui godevano Orson Welles, Truman Capote e Ernest Hemingway, che pare avesse qui un tavolo fisso.

Un luogo alternativo dove sorseggiare un Bellini è il più piccolo bar al mondo, il Back Door 43 a Milano: si rivela una vera esperienza sensoriale, tra il sapore del cocktail e la vista dei battelli sul Naviglio Grande e il caratteristico Pont de Fer. Non c’è cocktail che non si possa gustare al The Skylark, il rooftop bar dell’Standard Hote di New York: l’atmosfera è quella tipica della Grande Mela, elegante e cinematografica, mentre la vista regala scenari da film sul fiume Hudson e l’Empire State Building.

Curiosità sul cocktail

Il Bellini è il protagonista di calde serate estive, di party o brunch più raffinati, essendo molto apprezzato per la sua freschezza e mineralità. Sbaglia però chi pensa che debba essere gustato da solo, con al massimo qualche finger-food di accompagnamento. Questo cocktail si sposa bene infatti anche con piatti a base di pesce (come ad esempio un branzino al sale), con piatti elaborati come la paella oppure con carni bianche: eccellente l’accostamento con il pollo alla brance o all’arancia.

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