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Cocktail Alaska

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Storia e origini del cocktail Alaska

Nonostante il nome dell’Alaska rimandi chiaramente ad origini fredde e nordiche, questo cocktail ha molto probabilmente trovato ispirazione e prima realizzazione nella Carolina del Sud. Sono però numerose e contraddittorie le interpretazioni circa la vera provenienza originale del cocktail Alaska.

Pare assodato che siano gli Stati Uniti D’America i primi inventori di questo drink dal deciso sentore alcolico. In tal senso conferma importante arriva dal celebre The Savoy cocktail book, vero e proprio libro magno del buon bere scritto da Harry Craddock nel 1930.

Altre fonti, come Jacques Straub nel suo Straub’s manual of mixed drinks del 1913, sembrano concordare sulle origini in Carolina di questo squisito cocktail. Non tutti gli esperti però guardano agli Stati Uniti come vera culla dell’Alaska, e anzi alcune voci anche di primo piano nel panorama del beverage internazionale indicano nel Sud America la reale prima patria di questo drink.

Il nome iniziale sarebbe infatti stato S. Martin in riferimento alla località in cui veniva frequentemente prodotto. Sembra inoltre che parte fondamentale della ricetta prevedesse l’utilizzo di Vermouth, poi rapidamente eliminato dall’elenco degli ingredienti necessari.

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arancia fettinashaker
chartreuse
ghiacciogin

Come preparare il cocktail Alaska

Ecco gli ingredienti necessari per la preparazione del cocktail Alaska:


4,5 cl di gin


1,5 cl di Chartreuse


ghiaccio q.b.


Scorza di limone o buccia di arancia

Inserire cubetti di ghiaccio nello shaker e versare prima il Gin e poi la Chartreuse. Agitare con decisione e il maniera accurata per qualche minuto; dunque versare il composto nel bicchiere attraverso lo strainer. Servire infine il cocktail servendosi di una coppetta fredda precedentemente posta in congelatore, decorandola con una scorza di limone o una buccia di arancia modellata.

Strumenti per preparare il cocktail Alaska

Per realizzare questo magnifico drink nel migliore dei modi occorre seguire pochi semplici passaggi fondamentali. Innanzitutto il barman deve munirsi di: coppetta da cocktail, shaker, strainer, colino a maglie fini, bar spoon e jigger. Si tratta di normali strumenti base a disposizione di qualsiasi locale e barman professionista.

Piccole varianti dell’Alaska

Molti ricettari propongono soluzioni differenti, che prevedono quantitativi leggermente o anche molto diversi rispetto al foglio ufficiale. Tanti cambiamenti sono anche stati inseriti nel corso degli anni da diversi barman esperti, portando adattamenti funzionali alle esigenze di ogni barista, locale e fruitore finale.

Controversa tra gli addetti ai lavori è poi anche la selezione degli spiriti impiegati per la ricetta dell’Alaska. La prima scelta andava sull’Old Tom Gin, successivamente sostituito in alcuni bar dal London Dry. Proprio quest’ultimo ad oggi è tendenzialmente il Gin più impiegato e selezionato sui menù di tutto il mondo che elencano il cocktail Alaska tra le proprie offerte ai tavoli.

Per quanto concerne invece la Chartreuse gialla l’unico e ancora valido riferimento è il liquore originale prodotto dai monaci certosini della Francia meridionale seguendo una ricetta risalente all’ormai lontanissimo 1605. Ancora oggi sono i monaci a seguire la distillazione della Chartreuse nei pressi di Voiron nel dipartimento dell’Isère.

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Dove prendere il cocktail Alaska e quale barman scegliere

L’aroma di erbe e il gusto davvero intenso di questo drink sono unici e diventano perfetti per serate in compagnia in qualche locale carino dove si riunisce la movida di tutte le età. Il suo carattere internazionale lo rende abbastanza frequente sulle liste di molti locali di tendenza in Italia e all’estero.

Attenzione però a scegliere il barman giusto. L’apparente semplicità dell’Alaska, che di fatto annovera due grandi ingredienti principali, nasconde infatti tantissime insidie. Per questo il consiglio che sentiamo di dare è quello di optare per l’Alaska in un locale di comprovata qualità per quanto riguarda il servizio bar.

Se il barman ispira fiducia o è molto preparato e capace, è sicuramente consigliato decidere di farsi preparare un Alaska da lui/lei. Meglio diffidare invece di locali e baristi che tendono ad improvvisare su ingredienti e fase di preparazione. Un errore anche di poco conto su un cocktail originale e difficile come l’Alaska influirà in maniera veramente importante sul gusto finale del drink.

Insomma non esiste un luogo o un locale in cui è obbligatorio ordinare il cocktail Alaska, ma sicuramente il gusto croccante ed audace di questo drink a base di Gin merita alcune location molto particolari. Ad esempio un luogo magico e fascinoso come il Whitechapel di San Francisco è certamente cornice ideale dove assaporare ogni goccia di questo ricco parente del Martini.

Curiosità sul cocktail Alaska

Sapevi che esistono altre varianti del cocktail Alaska? Alcune versioni rivisitate prevedono però l’aggiunta di qualche altro semplice ingrediente, che possa dare al drink un sapore nuovo e inusuale. Alcuni barman si orientano verso la presenza di Sherry, mentre altre soluzioni prevedono l’aggiunta di poche gocce o di alcuni dash di Orange Bitter. Anche un twist di limone è una scelta opzionale di alcuni locali che servono una versione più personale dell’Alaska.

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