Build, Shake e Stir: il grande confronto tra le tecniche di miscelazione

Build, Shake e Stir

Parlare di ghiaccio, miscelazione e cocktail significa anche (e soprattutto) capire quale tecnica scegliere: Build, Shake o Stir? Se sei un* bartender alle prime armi o un* appassionat* che vuole capire perché il tuo Manhattan non viene mai come al bar, questo articolo fa per te. E fidati, la tecnica conta più di quanto immagini.

Build: semplicità solo apparente

Ti sembra il metodo più semplice? In effetti lo è, ma solo in apparenza. La tecnica Build significa costruire il drink direttamente nel bicchiere in cui verrà servito, senza passaggi intermedi. Perfetta per cocktail che non necessitano di troppa lavorazione, come un Gin Tonic, un Moscow Mule o un Americano. Ma attento: la semplicità nasconde insidie. Basta un piccolo errore per ritrovarti con un drink annacquato o poco equilibrato.

Cosa fare bene:

  1. Raffredda il bicchiere prima di iniziare. Se puoi, lascialo qualche minuto nel freezer o riempilo di ghiaccio e acqua mentre prepari gli ingredienti. Un bicchiere caldo è il primo passo verso il disastro.
  2. Ghiaccio, ghiaccio e ancora ghiaccio. Metterne poco significa che si scioglierà subito, compromettendo la struttura del drink. Riempilo fino all’orlo.
  3. L’ordine degli ingredienti conta: prima il distillato, poi eventuali filler come soda o ginger beer. Versare a caso non è mai una buona idea.
  4. Mescola solo se serve. Alcuni cocktail, come l’Americano, hanno bisogno di una leggera miscelazione. Altri, come il Gin Tonic, si stratificano

Errori comuni:

  • Usare poco ghiaccio: l’ho già detto, ma vale la pena ribadirlo. Se il ghiaccio è poco, si scioglie subito e rovina tutto.
  • Non raffreddare il bicchiere: pensavi fosse un dettaglio? Non lo è.
  • Versare ingredienti caldi. Se il tuo gin è rimasto fuori al sole tutto il pomeriggio, il risultato non sarà mai quello che speri.

Shake: la scienza del caos controllato

Lo Shake non è solo un gesto scenografico: è una tecnica precisa che serve a raffreddare, diluire e aerare gli ingredienti. Si usa per cocktail con succhi, sciroppi, liquori cremosi o qualsiasi elemento torbido. Margarita, Daiquiri, Whiskey Sour: tutti figli dello shaker.

Cosa succede nello shaker?

  • Il ghiaccio sbatte forte contro le pareti, creando uno shock termico immediato.
  • Il liquido si spezza in microgocce, garantendo una miscelazione omogenea.
  • L’aria viene incorporata, creando texture e, in alcuni casi, una leggera schiuma (come nel Whiskey Sour).

Attenzione a…

  • Usa ghiaccio secco e asciutto, mai bagnato. Il ghiaccio sciolto rovina la texture e diluisce troppo il drink.
  • Shake energico ma non eterno: 10-15 secondi bastano. Troppo poco e il drink resta caldo, troppo a lungo e diventa annacquato.
  • Non shakerare ingredienti limpidi come un Martini. Il rischio? Ti ritrovi con un cocktail torbido e diluito.
  • Ghiaccio tritato o cubetti? Dipende dal risultato che vuoi ottenere. Il tritato raffredda di più ma diluisce in fretta. I cubetti danno più controllo.

Bonus: shakerando con ghiaccio tritato ottieni maggiore diluizione, ma rischi di raffreddare troppo e perdere struttura. Scegli il ghiaccio in base al risultato desiderato.

Stir: l’arte dell’equilibrio

Se lo Shake è dinamico, lo Stir è meditativo. È la tecnica perfetta per i cocktail limpidi e alcolici, come Manhattan, Negroni e Martini Dry. Qui non serve aria, non serve emulsionare: l’obiettivo è raffreddare e diluire con precisione chirurgica.

Obiettivo? Raffreddare e diluire senza agitare, senza torbidità, senza introdurre aria.

Come fare:

  • Usa bicchiere mixing glass freddo.
  • Ghiaccio pieno, asciutto, abbondante.
  • Mescola con il bar spoon facendo girare solo il liquido, non tutto il ghiaccio.
  • Filtra in coppa o bicchiere freddo.

Perché è difficile? Bastano 5 secondi di troppo per avere un drink troppo diluito. Ma se non giri abbastanza, resta caldo. È una questione di sensibilità, di esperienza, di ascoltare il cocktail mentre si forma sotto le tue mani.

Confronto finale: quando usare cosa

TecnicaQuando usarlaProContro
BuildIngredienti limpidi + filler (gin tonic, Mule)Semplice, veloce, pochi strumentiDiluizione difficile da controllare
ShakeIngredienti torbidi o da emulsionare (succhi, sciroppi)Aggiunge aria, schiuma, omogeneizzaRichiede tecnica, può annacquare
StirSolo ingredienti alcolici e limpidiRaffredda e diluisce con precisioneServe controllo assoluto sui tempi

Curiosità bonus

  • Alcuni cocktail sono “ibridi”: ad esempio il Negroni può essere stirato, ma anche buildato in base allo stile del bar.
  • La schiuma del Whiskey Sour è resa più stabile se si aggiunge qualche goccia di bitter prima dello shake.
  • Gli shaker Boston raffreddano più velocemente, ma richiedono una tecnica di chiusura solida per evitare… disastri.

Ogni tecnica è un piccolo mondo e imparare a usarle bene fa la differenza tra un drink corretto e un’esperienza memorabile. Alla fine, non si tratta solo di mischiare ingredienti: è una questione di precisione, di equilibrio, di attenzione al dettaglio. E su 7pm.fun, noi puntiamo sempre alla seconda!

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