Irlanda, 1923. Pádraic e Colm sono amici da una vita. Tutti i giorni, alle due del pomeriggio, si incontrano, per bere qualche pinta di birra e scambiare due chiacchiere. Un giorno, senza un motivo apparente, Colm dichiara a Pádraic di averne abbastanza, e di non volere più passare del tempo in sua compagnia.
Incredulo, Pádraic chiede alla sorella e al parroco di intercedere per lui, ma Colm alza la posta, e minaccia le conseguenze più estreme, se Pádraic non accetterà di lasciarlo in pace.
Non sappiamo cosa e perché sia accaduto, sappiamo solo che un bel giorno qualcosa trabocca, come la schiuma da un boccale di birra, e per i due amici Pádraic e Colm diventa impossibile potersi ritrovare, e brindare, come ogni giorno, alle due del pomeriggio.
Ambientato nell’isola immaginaria di Inisherin, Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh è una riflessione sui compromessi dell’amicizia e della storia. Una commedia tragica, e allo stesso tempo molto divertente, metafora dell’Irlanda durante gli anni della guerra civile.
Con la speranza che i due amici possano alla fine riconciliarsi, abbiamo pensato di abbinare, alla visione di questo film, la degustazione di uno dei vini italiani più conviviali: il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC.
Un vino prodotto con le uve di un vitigno autoctono, risalente all’epoca dei romani, quando la vite selvatica veniva chiamata “labrusca“, dai termini labrum (margine dei campi) e ruscum (pianta spontanea). Infatti, sembra che le prime tracce di questa vite fossero selvatiche, e che crescesse sul limite delle aree coltivate nel territorio del modenese.
Il nome “Grasparossa” deriva invece dalla caratteristica del vitigno, che in autunno si colora di rosso, specialmente sulle foglie.
Il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC è un vino dalle qualità rare, in quanto rosso e allo stesso tempo frizzante. Prodotto con un metodo che prevede la rifermentazione in bottiglia, in maniera naturale, con i suoi stessi lieviti e zuccheri.
Un vino beverino con un moderato grado alcolico (10%-11%) e anche per questo divenuto simbolo dei banchetti e della convivialità.
Veronelli lo definiva un vino umano, adatto alle grandi tavole del passato.
Un vino con acidità e tannini contenuti, una spuma leggera e un aroma fruttato, che stemperano le note grasse della cucina emiliana e magari anche i contrasti fra i migliori amici, come Pádraic e Colm.