Uno dei distillati più apprezzati e più antichi del panorama del beverage è il brandy, una bevanda ambrata dal gusto elegante, la cui gradazione alcolica non supera generalmente i 38°- 40°. È prodotto praticamente in tutto il mondo, dove è conosciuto spesso con nomi differenti, ma è soprattutto in Italia, Spagna e Francia che si realizzano i brandy di maggiore qualità, perché in questi Paesi sono moltissime le eccellenze vitivinicole: è proprio il vino, oltre che il tipo di botte, a rendere eccellente il brandy.
Le origini del brandy
Le origini del brandy risalgono al 1300 circa, quando i musulmani del Califfato Omayyade, nel corso della loro espansione, si ritrovano a purificare attraverso i loro alambicchi, le acque che incontravano nei paesi conquistati. Le distillano per finalità mediche, cercando di curare, ad esempio, alcune patologie respiratorie.
Non stupisce che le primissime forme di brandy sono prodotte proprio nelle colonie arabe, soprattutto quelle spagnole: ad esempio nell’andalusa città di Jerez de la Frontera, non lontana dalla Tunisia, si produce uno dei migliori brandy di tutto il mondo.
Saranno poi gli olandesi, a partire dal XVI secolo, a trasportare questo distillato in tutto il mondo attraverso i loro commerci, aprendo la strada anche alla sperimentazione.
Il brandy nasce dunque dalla distillazione (continua o discontinua) del vino d’uva all’interno di appositi alambicchi, dalla quale dipende la qualità del brandy.
La distillazione del brandy è doppia: nella prima fase si versa il vino nell’alambicco e si scalda al vapore, stando attenti a scartare la testa (ricca di dannoso alcol metilico) e la coda, che rischiano di rovinare il sapore del brandy. Quando il distillato esce dagli alambicchi ha una gradazione alcolica altissima, pari al 70°: per questo viene allungato con acqua in modo da arrivare a circa 40°.
La seconda fase della distillazione avviene nelle botti, di rovere o di quercia, dove il brandy deve sviluppare tutte le sue proprietà organolettiche, invecchiando per almeno 1 anno. Il legno delle botti, in virtù dei tannini che rilascia, incide sul sapore del brandy, sul suo sapore e profumo: è in questi contenitori che il distillato diventa maturo, si arrotonda e si
arricchisce di note speziate.
Più il brandy invecchia nelle botti, più ambrato sarà il colore del distillato.
Come riconoscere il brandy di qualità
Il brandy di qualità è quello prodotto soprattutto in Italia, in Spagna, in Grecia, dove si parla di metaxa e in Francia: nel Paese d’Oltralpe non bisogna però confonderlo con il cognac, prodotto esclusivamente con vitigni locali e con metodi differenti rigidamente regolamentati.
Un ottimo brandy è prodotto con vini freschi, bianchi, non molto alcolici, dal sapore neutro e con una spiccata acidità, privi ovviamente di conservanti e solfati. In Italia si utilizzano il vitigno Asprinio e soprattutto il Trebbiano, sia romagnolo che toscano e molto resistente all’ossidazione.
La qualità del brandy dipende anche dagli alambicchi utilizzati in fase di distillazione (i migliori sono quelli Charentais) e dal legno delle botti: quelle di maggiore qualità sono quelle prodotte coi legni delle regioni francesi Limousine e Allier.
Come si beve il brandy
Per esaltare le sue proprietà organolettiche, il brandy deve essere sorseggiato nel bicchiere adatto, ovvero in uno Snifter: il gambo corto sostiene un balloon particolarmente ampio alla base, mentre la parte superiore è più stretta. Questa forma consente l’ossigenazione e la volatilizzazione di tutti gli aromi che però sono trattenuti dalla parte più stretta del bicchiere, evitando quindi la loro dispersione.
Il brandy infatti deve essere gustato liscio, in purezza e non deve essere ruotato nel bicchiere, altrimenti si rischia di disperdere gli aromi.
Non bisogna mai bere il brandy col ghiaccio, piuttosto il bicchiere Snifter, attraverso il palmo della mano, permette di scaldare il drink col calore del corpo così da sprigionare tutti i suoi aromi.
Diverse tipologie di brandy
Tra le numerose tipologie di brandy si segnala il Pisco, tipico di Perù, Messico e Cile, frutto di una distillazione discontinua secondo il metodo Solera e imbottigliato senza invecchiare.
In Spagna c’è il Brandy Solera che invecchia solo 6 mesi, mentre il Brandy Solera Reserva e Gran Reserva maturano in botte rispettivamente massimo 1 anno e più di 1 anno.
Lo Stravecchio italiano risale al XVIII secolo e nasce invece dalla distillazione del Sangiovese.
Nel mondo ci sono brandy prodotti con frutta fermentata come il Calvados francese fatto con sidro di mele distillato, il Kirschwasser a base di ciliege e l’Apricot Brandy prodotto con polpa di albicocche. Esiste persino il brandy a base di prugne blu, prodotto nei Balcani e chiamato Silvovitz.
Le migliori marche di brandy
Tra i brandy italiani di maggiore qualità ci sono lo stravecchio “Vecchia Romagna”, dal colore ambrato molto intenso per via dell’invecchiamento di 25 anni, il gusto morbido e un profumo fortemente speziato. Ci sono poi lo “Stock 84”, preparato secondo una ricetta vecchia di 100 anni, il “Rene’ Briand” originario della Franciacorta e il “Vecchio Rovere Giovi” prodotto in Trentino Alto Adige.
Tra i migliori brandy internazionali spiccano il “Brandy Lepanto Solera Gran Reserva” prodotto con vino Palonìmino e il “Metaxa Brandy 12 Stelle”, dal colore particolarmente scuro e dal sapore cedrato.
Sono poi vere eccellenze del settore l'”Ironworks Pear De Vie”, profumato di pere fermentate, e il “Torres Jaime I” originario del XVIII secolo e presentato in una elegante bottiglia disegnata dal nipponico Tanaka.
I cocktail a base di brandy
Qualunque intenditore direbbe che il brandy deve essere gustato in purezza per apprezzarne tutte le sue qualità organolettiche. Questo però non esclude un suo utilizzo per preparare gustosi cocktail, anche di grande successo come, ad esempio, l’Alexander (a base di panna fresca, noce moscata e crema di cacao bruna), il Sidecar con succo di limone e liquore all’arancia e il French Connection a base di amaretto.
Da provare assolutamente sono poi il dissetante Mint Julep, tipico drink statunitense con brandy e menta, il Brandy Egg Nog molto simile a uno zabaione indicato per la stagione invernale e il Marsalicious con Marsale, china, succo d’arancia e chocolate bitter.
Come accompagnare il brandy
Il brandy è ideale come drink da meditazione, accompagnato magari da un buon sigaro, il cui sapore rischia però di essere sovrastato dal tenore alcolico del brandy. È necessario bilanciare il brandy e i sigari e tra i sigari più consigliati per accompagnare un bicchiere di brandy vi sono il cubano Partagas D No.4, il Catador e il Kentucky.
È poi perfetto con le albicocche secche, col caffè e con il cioccolato di cui esalta le note amarognole e la burrosità. Da provare poi l’abbinamento tra brandy e formaggi stagionati o erborinati, con il pesce e i crostacei oppure con la carne e dolci come il Christmas Pudding.
Curiosità
Il brandy in passato era utilizzato per finalità molto più serie, tanto che non tutti sanno che i primissimi termometri non contenevano certo mercurio ma brandy. Tra i rimedi della nonna poi il brandy era utilizzato, con l’aggiunta di un po’ di miele, per curare la tosse oppure il mal di gola.
Una leggenda narra che quando l’ammiraglio Nelson fu colpito a morte durante la battaglia di Trafalgar, l’equipaggio decise di immergerlo letteralmente in una botte di brandy (o forse di rum) per conservare il corpo fino al ritorno in Inghilterra.