Milano ha l’happy hour, Bergamo i taglieri da montagna. Ma se vuoi scoprire il lato più autentico dell’aperitivo lombardo, devi scendere un po’ più giù, lontano dalle luci della metropoli e dalle valli alpine.
Lì, in mezzo alla pianura e circondata da colline morbide, c’è Brescia. Una città operosa, discreta, dove il rito dell’aperitivo si fa con stile e senza esagerazioni.
Qui si beve il Pirlo. Non è una moda, né un’invenzione da barman hipster.
È una consuetudine antica, un’abitudine di famiglia, qualcosa che ti accompagna da quando hai l’età per brindare.
Somiglia allo Spritz?
Sì, certo. Ma chiamarlo così sarebbe quasi un sacrilegio. Perché il Pirlo non è uno Spritz, e chi lo beve lo sa bene.
Cos’è il Pirlo
Il Pirlo è l’aperitivo che parla in dialetto. Diretto, semplice, senza troppi giri di parole — proprio come chi lo prepara. È il cocktail simbolo della brescianità quotidiana, quella che non ha bisogno di apparire e sa essere autentica.
Gli ingredienti sono pochi e chiari:
- vino bianco fermo, secco e leggero (spesso un Trebbiano, un Lugana o un altro bianco del territorio)
- bitter rosso, tradizionalmente Campari o Aperol, ma i più affezionati scelgono anche marchi locali
- una spruzzata di acqua frizzante, quel tanto che basta a dargli la giusta vivacità
- una fetta d’arancia, come guarnizione
- tanto ghiaccio, perché dev’essere fresco e dissetante
Le proporzioni variano da bar a bar — e anche da casa a casa — ma la formula classica resta:
¾ di vino + ¼ di bitter + una punta di bollicina.
Il risultato?
Un drink rustico e rinfrescante, più beverino del Negroni, meno dolce dello Spritz. Un bicchiere sincero, da gustare lentamente, magari chiacchierando sotto i portici o all’ombra di una piazza.
Pirlo ≠ Spritz (anche se ci somiglia)
È facile fare confusione. A guardarli, sembrano fratelli: stesso colore, stesso bicchiere, stessa arancia che galleggia sopra il ghiaccio. Ma ci sono due differenze fondamentali:
- Il vino: lo Spritz si fa con il Prosecco, quindi è frizzante; il Pirlo invece usa vino bianco fermo, più pacato, più elegante, meno effervescente.
- Lo spirito: lo Spritz è diventato un’icona internazionale, ormai lo trovi in ogni menù dal Giappone a New York. Il Pirlo invece resta radicato a Brescia, e proprio in questo sta il suo fascino: è un piccolo segreto locale, come una parola in dialetto che solo i nativi sanno usare con la giusta inflessione.
Il Pirlo non ha bisogno di riflettori. Non vuole piacere a tutti. Ma chi lo incontra, spesso non lo lascia più.
Cosa si mangia con il Pirlo
L’aperitivo lombardo è sostanzioso. Altro che patatine in bustina: qui si mangia davvero.
E a Brescia, la proposta è fedele alla tradizione contadina e montanara, con qualche incursione moderna.
Nei bar più classici puoi trovare:
- Salame di Monte Isola, affumicato e saporito
- Formaggella bresciana, morbida, dolce e cremosa
- Pane di segale con burro e acciughe, un contrasto perfetto tra sapido e vellutato
- Polentine mignon con gorgonzola, piccoli morsi di comfort food
- Grissini artigianali con lardo, croccantezza e intensità
- In inverno, castagne secche e noci, per scaldare anche il cuore
Nei wine bar più moderni la proposta si evolve: taglieri curati, crostini caldi, focacce con verdure di stagione o salumi selezionati, tutto sempre abbondante, mai tirato.
L’aperitivo qui è un invito alla convivialità: si mangia in compagnia, si beve senza fretta, si chiacchiera come si faceva una volta, ma con il design di oggi.
Aperitivo lombardo = efficienza + sostanza
In Lombardia, anche l’aperitivo riflette lo spirito della regione: concreto, preciso, ben strutturato.
Non c’è spazio per frivolezze inutili. Ogni elemento è scelto con cura: il calice è pulito, il tavolo ordinato, il servizio puntuale. Ma non per questo è freddo: anzi, si sente un calore misurato, elegante. Quello di chi fa le cose bene, senza ostentare.
Milano, nei primi anni Duemila, ha lanciato la moda degli “apericena”: buffet infiniti, piatti traboccanti, cocktail colorati. Oggi però si torna all’essenziale: un buon drink, qualcosa di buono da mangiare, un ambiente piacevole. L’aperitivo è di nuovo una parentesi di qualità, non un compromesso.
In questo contesto, il Pirlo è un piccolo atto di resistenza.
Un gesto semplice, popolare, che racconta una storia diversa: quella di chi preferisce l’autenticità alla tendenza, la sostanza al clamore.